Dopo che la Regione aveva scelto Benito Benedini per la presidenza della Fondazione Fiera Milano, ieri consiglio generale per nominare i nuovi vertici. «Una collaborazione tra istituzioni che fa bene a Milano e alla Lombardia», ha detto ieri Maroni benedicendo l'accordo con il sindaco Giuliano Pisapia che oltre alla presidenza di Benedini ha varato le vice presidenze di Gianna Martinengo e Carluccio Sangalli. A completare il comitato esecutivo Pietro Accame, Piero Bonasegale e Paolo Lombardi per i soci pubblici e per i privati Alberto Meomartini, Rodolfo Citterio e Giorgio Rapari. Direzione generale a Corrado Peraboni.
«Spero di ricambiare la fiducia accordatami dal governatore Maroni che mi aveva già chiamato quando era ministro», le prime parole di Benedini, l'imprenditore che ha già diretto Assolombarda ed è ora anche presidente del gruppo Sole24ore». Primi due obiettivi sono l'internazionalizzazione della Fiera e l'Expo. Con Benedini che ricorda come «nel 1960 il 40 per cento degli investimenti fatti dagli Usa in Europa arrivassero in Italia, mentre ora sono appena il 2». E Martinengo dice che «bene l'internazionalizzazione, ma i benefici devono ricadere sul territorio, saremo glocal». Dell'expo, invece, Benedini spiega che «è una straordinaria occasione per l'Italia, ma questa volta dovremo essere più bravi, perché in passato dopo le grandi manifestazione non abbiamo brillato per l'utilizzo dei soldi spesi». E, a proposito di soldi, Maroni apprezza il primo atto concreto voluto da Benedini «con la riduzione dei costi a cominciare dal proprio emolumento e da quello dei membri del comitato». Per quanto riguarda l'utilizzo dell'area e delle infrastrutture dell'Expo, invece, secondo Maroni «la soluzione migliore sarà costruirci una cittadella dello sport per candidare Milano all'Olimpiade del 2014». Un'idea che piace a Benedini («una grande opportunità per Milano») e a Peraboni che ricorda la partecipazione della Fondazione ad Arexpo e il «vincolo del 56 per cento del terreno a uso pubblico».
Certo i bilanci di questi tempi non sono un granché. E allora Benedini dice che l'Italia deve tornare a essere competitiva.
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