Frenate brusche in metro, si indaga per lesioni colpose

La Procura prende "molto seriamente" la questione dei blocchi con feriti tra i passeggeri. Due i fascicoli aperti

Frenate brusche in metro, si indaga per lesioni colpose

La Procura, si apprende, affronta «molto seriamente» la questione delle frenate di sicurezza della metropolitana, che hanno causato diversi feriti tra i passeggeri. Al momento sul tavolo del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che guida il dipartimento che si occupa di salute, ambiente e lavoro, ci sono due fascicoli per lesioni colpose. Non ci sono, allo stato, persone indagate.

Le due inchieste, affidate ai pm Maura Ripamonti e Maurizio Clerici, si riferiscono agli episodi recenti più gravi. L'incidente del 4 marzo e quello del 9 marzo, che hanno causato rispettivamente cinque e nove feriti tra i viaggiatori, di cui due gravi. Altri fascicoli per lesioni potrebbero essere arrivati in Procura nei mesi scorsi e non essere ancora confluiti nel «dossier» sulla metropolitana. I fatti simili nell'ultimo anno e mezzo infatti sarebbero stati una cinquantina. La Procura ha nominato un consulente tecnico. Si tratta di Roberto Lucani, docente del Politecnico, lo stesso che si è occupato del disastro ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018. L'esperto dovrà analizzare le scatole nere e il sistema di frenata del convoglio sequestrato una settimana fa. E vagliare la documentazione fornita da Atm sulle frenate d'emergenza, definite «troppo brusche» dallo stesso dg Arrigo Giana. «Confermiamo - spiega ieri in una nota l'Azienda dei trasporti - di aver già dato piena e completa disponibilità alla magistratura per la più ampia collaborazione».

I pm stanno in questi giorni raccogliendo i report sugli episodi di questo tipo. L'intenzione è di comprendere tutto in un maxi fascicolo sulle frenate di sicurezza che hanno avuto conseguenze sui passeggeri. Se verrà appurato che i problemi al sistema frenante e a quello di rilevazione dei pericoli hanno una causa comune, la Procura potrebbe procedere anche per l'ipotesi più grave di «rischio di disastro colposo».

Non era mai successo, prima dell'incidente del 9 marzo, che venisse sequestrato un treno subito dopo una frenata di sicurezza con feriti. Atm, già nella conferenza stampa di domenica scorsa, con il direttore generale aveva assicurato: «Siamo una casa di vetro», in riferimento alle indagini in corso. Giana aveva individuato due nodi nel sistema automatico che controlla la circolazione della metro. Da una parte le frenate, fin troppo intense, che scattano in caso di pericolo. E che andrebbero ammorbidite, almeno nelle circostanze in cui il blocco totale e improvviso non si rende necessario. Visto poi che entrano in funzione anche quando i treni superano le velocità previste di pochissimi chilometri orari. In secondo luogo: il sistema di rilevazione dei rischi, appunto, spesso invia informazioni sbagliate, vale a dire falsi allarmi.

Questo accadrebbe nel 70 per cento dei casi in cui il blocco è conseguenza di un'anomalia (vero o «fantasma») sulla linea. Ad esempio un ostacolo oppure un calo di tensione. Il problema è rilevante e per ora i tecnici non hanno trovato la soluzione.

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