La gaffe del ministro: niente stretta di mano al consigliere leghista

La scorta della Kyenge blocca il capogruppo del Carroccio «Solo un malinteso». Premiati i bimbi stranieri nati a Milano

La gaffe del ministro: niente stretta di mano al consigliere leghista

Una stretta di mano non si nega a nessuno, si dice. Ma il capogruppo della Lega Alessandro Morelli ieri è stato letteralmente snobbato dal ministro all'Integrazione Cecile Kyenge, arrivata al Castello Sforzesco per la consegna simbolica della cittadinanza a 200 bimbi nati in Italia da figli di immigrati voluta organizzata dal Comune.

Un diploma senza alcun valore legale. Ma una cerimonia-spot con cui la giunta Pisapia ha voluto lanciare da Milano la richiesta di una legge nazionale per lo ius soli. Esattamente ciò che contesta la Lega: contro l'ipotesi di introdurre in Italia regole meno restrittive sulla cittadinanza il Carroccio lo scorso weekend ha organizzato gazebo in tutte le regioni del Nord, centomila il bilancio della prima raccolta firme (ma «puntiamo a 300mila» ha anticipato Roberto Maroni).

Diversità di vedute a parte, il lumbard Morelli ieri a fine cerimonia si è avvicinato al ministro per stringerle la mano, tenuto subito a distanza dalla scorta. Mentre gli uomini della sicurezza accompagnano la Kyenge all'auto, il capogruppo si qualifica e domanda a ripetizione di poterle stringere la mano. Ma niente da fare, il ministro sale in macchina e se ne va senza degnare il politico. «Neppure la mano? Siamo al Castello le racconterei volentieri la nostra storia, le nostre tradizioni, le ragioni della nostra campagna “Clandestino è reato“».

Quando è già lontana, Morelli accusa: «Il ministro scappa di fronte a un cittadino che vuole presentarsi e stringerle la mano. Peccato, perchè ha dimostrato totale sdegno istituzionale, ma soprattutto menefreghismo». Lo staff della Kyenge invece minimizza, parla di una svista, «è un problema di sicurezza, il ministro e la scorta non conoscevano Morelli e si sono attenuti alle normali procedure di sicurezza». Ma non basta a fermare le polemiche. Il segretario della Lega lombarda Matteo Salvini, che dopo le picconate a Niguarda aveva accusato il ministro di «istigare a delinquere, visto che parla della clandestinità come un non reato» dopo lo sgarbo a Morelli ironizza su Facebook: «Sciura Kyenge, integri tutti tranne i leghisti?».

Gli assessori Francesco Cappelli e Piefrancesco Majorino, hanno quindi consegnato l'attestato «Io sono milanese, io sono italiano» firmato dal sindaco Pisapia a 200 bimbi - cinesi, filippini, egiziani - tra i 34mila nati a Milano da genitori stranieri. Bandierine tricolori, i compagni di scuola italiani accanto ai festeggiati, ma la cerimonia ha solo il valore di uno spot.

E il ministro Kyenge ne approfitta per lanciare da Milano il messaggio che «il meticciato è già realtà, è la fotografia del Paese e questo impone un cambiamento di visione generale. Quello della cittadinanza è un tema che dobbiamo affrontare tutti, al di là delle Leggi e di qualunque ideologia, senza nascondere la testa. Non lo dico solo io ma è un'esigenza del Paese. É una risposta che dobbiamo a un milione di bimbi che aspettano in tutta Italia. Le differenze non devono far paura ma essere considerate una risorsa».

É «inaccettabile» attacca il coordinatore cittadino del Pdl Giulio

Gallera, «la sua presenza alla cerimonia Pd. Il ministro deve rispettare la legge» che per ora non prevede lo ius soli. E Fabrizio De Pasquale (Pdl) parla di «cerimonia finta, bimbi usati per fare propaganda».

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