Milano. L'indice di contagiosità a Milano scende sotto la soglia di 1, i ricoveri in regione non aumentano in modo preoccupante, i tamponi positivi restano bassi, il rapporto fra decessi e ricoverati è il terzo migliore d'Italia.
Sono generalmente confortanti i numeri della Lombardia. E anche il bollettino di ieri conferma questa tendenza. I ricoverati diminuiscono sia nelle terapie intensive (-17) sia nei reparti (-6). Restano molti, è vero, i decessi, e ieri se ne sono aggiunti altri 55, ma come si è visto nella prima ondata questo purtroppo è l'ultimo dato a calare. Intanto, i guariti o dimessi sono 2.822. E l'andamento dei tamponi è sotto controllo: a fronte di 37.713 test, i nuovi positivi sono 2.234, per una percentuale che si attesta sul 5,9% collocando la Lombardia a metà classifica in Italia.
Buone soprattutto le notizie che arrivano da Milano. I nuovi casi sono 544 nella città metropolitana e 248 nel capoluogo: relativamente pochi, se confrontati con altre realtà o con altri momenti di allarme, come quello che si è vissuto a novembre. Buono soprattutto l'indice Rt, che segnala la «contagiosità» del virus. «In questo momento - ha detto ieri a Sky TG24 il direttore generale dell'Ats Milano Walter Bergamaschi - nell'area metropolitana di Milano l'indice Rt è 0,85, sotto l'1 da qualche giorno, dopo essere rimasto intorno all'1 per tutte le vacanze di Natale». «La riduzione del numero dei casi - ha spiegato - è stata particolarmente importante dal picco di novembre, oltre il 90% di casi in meno». «Meno importante - ha aggiunto - è stata la riduzione del numero di ricoveri e dei pazienti in terapia intensiva. Questo si spiega per l'innalzamento dell'età media del contagio. È una curva in costante risalita, le persone over 65 stanno crescendo».
Nell'alternarsi di ottimismo e ansia, nel chiaroscuro dei numeri insomma, la situazione in questo momento pare abbastanza positiva e questo allontana le previsioni di una nefasta «terza ondata». Mediamente i dati di queste ultime due settimane vanno a rafforzare l'idea di chi ritiene la zona rossa reintrodotta lunedì una misura eccessiva. I numeri quindi portano «acqua al mulino» di una qualche revoca delle restrizioni: non più sul piano politico, dopo che il ministro ha escluso la possibilità di un suo intervento, ma su quello giuridico. Ieri il Tar ha deciso di acquisire altri dati, fissando l'udienza a lunedì. «Risulta opportuna - si legge nel decreto - l'acquisizione del report fase 2 contenente i dati relativi alla settimana 11 gennaio - 17 gennaio 2021, la cui pubblicazione è attesa per la giornata di domani (oggi, ndr) venerdì 22 gennaio». Se ha ordinato un supplemento istruttorio, e non ha rigettato l'istanza cautelare della Regione, evidentemente, il giudice amministrativo non l'ha considerata manifestamente inammissibile. «Un segnale incoraggiante» lo definisce Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, organizzazione che rappresenta 16mila aziende ed è intervenuta «a fianco della Regione» nel ricorso amministrativo contro la Zona rossa, «per tutelare le nostre imprese agricole». «Condividiamo la preoccupazione sul ritardo nell'utilizzo dei dati - spiega Boselli - La zona rossa mette in difficoltà soprattutto bar e ristoranti ma questo si ripercuote sul settore primario con un grave turbamento.
Il danno lo abbiamo pagato sulla nostra pelle già nel primo lockdown, quando le aziende di trasformazione non potevano più vendere in questo canale, e sono state costrette a convogliare tutto nella grande distribuzione, con una depressione dei prezzi, mentre i costi di produzione sono aumentati». «Siamo preoccupati per questo momento di incertezza e per queste regole che cambiano continuamente - conclude il presidente Boselli - con forti perturbazioni e sofferenze anche del nostro settore».
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