Giustizia, salvi i tribunali distaccati

La prima a provarci, nel gennaio dello scorso anno, era stata Livia Pomodoro. Le andò male. Il Tar della Lombardia bocciò il provvedimento con cui il presidente del tribunale di Milano disponeva il trasferimento dei processi civili e penali delle sedi distaccate di Rho, Cassano D'Adda e Legnano alla sede centrale del capoluogo lombardo. Nel settembre scorso, poi, fu il Guardasigilli Paola Severino a mettere mano all'organizzazione della macchina della giusitizia. Con il decreto legislativo numero 155, il ministro dava il via alla cancellazione delle sedi distaccate di tribunale, a partire dal 13 settembre di quest'anno. E da Rho, Cassano e Legnano era partito un nuovo ricorso, bocciato però dal tribunale amministrativo del Lazio il 7 dicembre dello scorso anno. Ora, però, i piccoli tribunali hanno ottenuto una rivincita importante. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto l'appello dei tre comuni e di un gruppo di avvocati riuniti nell'Associazione forense del sud-est milanese, e depositato un'ordinanza cautelare che - in attesa di una sentenza di merito - salva le tre sedi distaccate.
«Il decreto legislativo» del ministro, scrivono i giudici del Consiglio di Stato, «costituisce dato normativo che non interferisce con i procedimenti in oggetto di trasferimento presso la sede centrale del tribunale di Milano». Inoltre, «il contenzioso che interessrebbe le sedi distaccate comunque non sarebbe attribuito alla cognizione del tribunale di Milano». Infine, «in relazione all'interesse azionato in giudizio, riconducibile al principio del giudice naturale precostituito per legge, sussiste il requisito del pregiudizio grave e irreparabile». Dunque, accolti l'appello e l'istanza cautelare.
Nell'immediato, che accade? Che le tre sedi distaccate possono continuare a macinare processi e ordinaria amministrazione, con il rischio - al momento in realtà piuttosto remoto - di dover fare i conti in futuro con un ridimensionamento degli organici. Già, perché nei mesi scorsi Severino aveva ridisegnato la mappa dell'organizzazione giudiziaria di tutto il Paese, inclusa ovviamente quella del capoluogo lombardo. E decretando la cancellazione delle sedi di Rho, Legnano e Cassano, il ministro aveva calcolato anche la possibilità di procedere con un ridimensionamento degli organici. I numeri dei tagli erano inclusi nella relazione di Luigi Birritteri, capo dipartimento del Guardasigilli, che ipotizzava una riduzione di 32 giudici e 11 pm. Secondo il capo dipartimento, infatti, in base ai carichi di lavoro servirebbero 231 toghe, in base agli abitanti ne basterebbero 157. E oggi ce ne sono 259. Comunque troppe.

Ma se l'ordinanza del Consiglio di Stato blocca di fatto l'accorpamento dei piccoli tribunali, lo scenario politico italiano congela il cambiamento. A breve il ministro Severino lascerà il suo incarico. E sarà il suo successore a mettere mano a una riforma della giustizia.

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