A volte è sembrato un po' sparire dall'orizzonte cittadino, Carlo Boccadoro uno dei migliori compositori in Italia e non solo. Sì, proprio lui, il maestro che dirige indossando la t-shrit, forse perché allergico ai frac e a cose simili. In realtà c'è sempre, nelle stagioni concertistiche: basta andare ai «live» dei suoi Sentieri Selvaggi per vederlo sul podio; o alla Normale di Pisa dove ora si occupa di stilare un prezioso cartellone; oppure, ancora, in libreria (non di persona dunque), dove ha appena spedito un ultimissimo lavoro. Il libro titolato «Analfabeti sonori» (Giulio Einaudi editore). Ma di che cosa si tratta? Il mistero è spiegato nei più diversi estratti catturati in rete: «L'avvento di Internet ha rappresentato una rivoluzione nel mondo della musica. L'opportunità strabiliante di usare linguaggi musicali provenienti da ogni tempo e luogo ha rimescolato il concetto stesso di composizione, aprendo un ampio ventaglio di fusioni stilistiche e contaminazioni. Ciò presuppone grande responsabilità da parte del compositore, nonché il rischio di incorrere nell'esplorazione superficiale di un catalogo cosí pericolosamente vasto, smarrendo un requisito fondamentale: il senso critico». Già, proprio così, con la soglia di attenzione e la capacità di concentrazione che diminuiscono progressivamente di fronte alla logica di Spotify, un incessante crossover tra generi, che intacca l'archetipo di «storia musicale». I componimenti che richiedono un tempo d'ascolto lungo e ponderato mal si conciliano con questo metodo spasmodico. «È ancora possibile qualche forma di resistenza alla continua accelerazione della fruizione musicale, arrestando così la nostra trasformazione in veri e propri analfabeti sonori?».
Un quesito importante per chi ha a cuore le sue orecchie la sua cultura.
Boccadoro è un buon saggista capace di sfornare opere interessanti e originali. Sa molto bene di quelle che parla e riesce a comunicarlo in maniera chiara e gradevole. L'unica cosa che ancora non gli riesce è indossare il frac quando dirige i concerti. Ma ormai ce ne siamo fatti una ragione.LuPav
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