"Italia paradiso degli zingari". ​Gli audio choc dei nomadi

Sgominata una banda di bosniaci. "Mia moglie è brava a rubare". Business da 2mila euro al giorno. Le intercettazioni: "Italia paese di handicappati"

"Italia paradiso degli zingari". ​Gli audio choc dei nomadi

Rubavano, tanto. E in molte città d’Italia. Venezia, Genova, ma soprattutto Milano. In Piazza Duomo o in metropolitana, ogni donna riusciva a incamerare anche 2.500 euro al giorno.“Professioniste” del furto, con anni di attività alle spalle (“a 12 anni già faceva questo lavoro”), coordinate dai mariti che si godevano i proventi delle ruberie. “È proprio un Paese di handicappati l’Italia - dicono nelle intercettazioni - però è il paradiso degli zingari”.

La scorsa settimana la squadra mobile di Milano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto cittadini di origine bosniaca. L’indagine, denominata “Ieri, oggi e domani” ha permesso di smantellare, una “associazione a delinquere” finalizzata ai borseggi. I soggetti, tra cui cinque donne e due uomini, fanno tutti parte della stessa famiglia nomade. Altri tre minorenni risultano inoltre indagati.

Il lavoro degli investigatori nasce nel 2017 dalla denuncia per estorsione di una donna di origine bosniache. Agli agenti racconta di essere costretta a delinquere dai suoi connazionali che le chiedevano denaro in cambio della “autorizzazione” a vivere e rubare a Milano. L’indagine permette di ricostruire il castello criminale messo in piedi dagli Omerovic. Gli uomini si occupavano dell’organizzazione logistica dei colpi (individuare gli appartamenti dove risiedere, contattare gli avvocati in caso di arresto, ecc.), mentre alle donne spettava il compito di “alleggerire” milanesi e turisti. Un business florido, sia in inverno che in estate, che permetteva di raggiungere migliaia di euro al mese.

I particolari emergono chiaramente dalle intercettazioni realizzate dalla polizia. Negli audio uno dei componenti si vanta delle capacità “professionali” della moglie. “Ce l’aveva già dodici anni, già faceva questo lavoro - dice - È una professionista. Se va da sola è una che sa molto, molto bene, perché sennò non tenevo la Panamera e la Porsche…”. In una sola giornata di furti, le donne erano in grado di rubare cifre da capogiro. “Quasi nessuno ha fatto d’inverno 30mila euro - continua l'uomo nell’intercettazione - perché d’inverno non c’è gente, non ci sono turisti”. D’estate, invece, è tutto più facile. “D’estate fa soldi, solo che io spendo molto… Ogni giorno fa 1000/1500… 2000/2500 (euro)”.

"Il capo del gruppo era il 38enne Muharem Omerovic - spiega a Tgcom24 il capo della Mobile milanese, Marco Calì - Mentre le donne 'lavoravano' per 10 ore al giorno concentrando i furti soprattutto nelle metropolitane e nella zona del centro, gli uomini si godevano la vita a bordo di auto di lusso (Maserati, Porsche, ndr), facendo shopping e partecipando a eventi come Gran Premi in giro per l’Europa". Un sodalizio che sfruttava le leggi sul deferimento di pena per le donne in stato di gravidanza. “Tutti conoscevano perfettamente i meccanismi giudiziari e l'uso dei bambini era uno strumento molto efficace”, dice Calì. Secondo quanto ricostruito dalla Mobile, gli Omerovic avrebbero affidato i minori a delle babysitter sudamericane pagate circa 800 euro al mese. In caso di arresto di una delle ladre, dovevano portare immediatamente il piccolo dalla madre, in modo da impedirne l’arresto in carcere. Nel luglio del 2018, per esempio, una bimba di 5 mesi venne abbandonata in un ufficio della questura meneghina per favorire il rilascio di una 22enne, madre di sei figli e già condannata (in via definitiva) a 11 anni di carcere.

La base logistica della banda si trovava a MIlano, in

due appartamenti popolari occupati abusivamente in via Famagosta e via Bolla. “È proprio un paese di handicappati, l’Italia. Però è un paradiso per gli zingari. Il Paese del divertimento per gli zingari”.

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