L'aula bunker finisce sotto inchiesta

La Corte dei conti indaga sul cantiere per realizzare la struttura di Opera, ancora aperto dopo 16 anni

L'aula bunker finisce sotto inchiesta

Come è stato possibile che per quasi vent' anni si siano buttati milioni e milioni in un pozzo senza fondo in nome dell'efficienza della giustizia milanese, iniziando e lasciando a metà un opera costosa e senza senso, ridotta oggi a una specie di aborto edilizio? É questo il punto cruciale dell'inchiesta che la Procura presso la Corte dei conti ha aperto su una delle vicende più surreali avvenute in questi anni nel mondo giudiziario milanese, il cantiere per la realizzazione di un'aula bunker a ridosso del carcere di Opera, voluto dai vertici del tribunale di Milano all'inizio degli anni Novanta, avviato nel 1999 e tutt'ora in corso senza che si possa prevederne la conclusione. Il sostituto procuratore D'Angelo ha aperto un fascicolo dove si ipotizza il «danno erariale per opera incompiuta». Nel mirino non ci sono solo i sedici anni trascorsi dall'inizio dei lavori, ma anche i rallentamenti, le modifiche in corso d'opera che si accavallavano una sull'altra, i madornali errori di progettazione che hanno mandato in degrado il bunker prima ancora che venisse terminato.

È una inchiesta dalle potenzialità notevoli, quella aperta dal sostituto D'Angelo: perché se i primi a dover chiamati a rispondere saranno i funzionari del Provveditorato alle opere pubbliche che in questi anni hanno seguito il progetto, è difficile che non si debba scavare anche sulle responsabilità di chi in tribunale ha dapprima voluto l'opera e poi ne ha ripetutamente chiesto la modifica. Proprio sulle pretesi dei «committenti», ovvero del tribunale, aveva puntato il dito il provveditore alle opere pubbliche della Lombardia, Pietro Baratono, quando Il Giornale aveva sollevato il caso: «Questo problema della richiesta di cambiamenti in corso d'opera è stato una delle cause dei ritardi e della crescita dei costi».

Il bunker sorge nei campi a ridosso del carcere di Opera, ed è raggiungibile solo attraverso il carcere. Secondo il progetto doveva ospitare due aule di udienza, poi si è deciso di ridurre le aule ad una e di destinare gli altri spazi ad archivio; sopra l'aula sono stati realizzati alloggi per giudici e giurati durante le camere di consiglio, e aldisotto le celle per ospitare i detenuti nelle pause delle udienze. Ma i soffitti hanno iniziato a crollare, le sbarre delle gabbie ad arrugginire, la falda acquifera a salire dai fontanili che costellano la zona. Nel frattempo i costi salivano a dismisura, dai sette miliardi di lire stanziati nel 1996 si passa già nel 1999 a 12 miliardi 664 milioni di lire. Nel 2002 è già tutto fermo, una delle imprese appaltatrici è fallita, nel 2006 per rimettere in moto il cantiere servono altri cinque milioni di euro che vengono stanziati con la promessa di finire il cantiere nel 2010. Ma il cantiere si ferma di nuovo e inizia a crollare a pezzi.

A novembre dello scorso anno una ispezione della Procura generale accerta lo stato di paralisi e degrado del cantiere, e partono gli esposti alla Procura e alla Corte dei conti. Ora, ecco l'inchiesta. Che dovrà rispondere, però, anche a una domanda chiave: a cosa serve una nuova aula bunker in un tribunale dove i maxiprocessi ormai sono una rarità?

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