Laurea honoris causa a Kanzaki, lo scienziato dei "cyborg insetti"

Tra le applicazioni falene-robot antidroga o sistemi di allarme

Laurea honoris causa a Kanzaki, lo scienziato dei "cyborg insetti"

Inserire le antenne di una falena su un robot. O studiare il cervello degli insetti per estrarne un modello di gestione di sistemi e informazioni come base per la produzione di automi di nuova generazione. Ryohei Kanzaki, direttore del Research Center for Advanced Science and Technology (RCAST) dell'Università di Tokyo, ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Informatica dall'Università Bicocca proprio per le ricerche e i suoi esperimenti in questo campo. Grazie allo studio degli insetti, le falene della seta in particolare, il professor Kanzaki ha ottenuto risultati sorprendenti e che spalancano le porte di un probabile futuro per la robotica: «Ci sono operazioni molto complesse che vengono gestite da un cervello molto molto piccolo - ha spiegato il docente nella lezione tenuta ieri nell'ateneo milanese - il cervello di questi insetti è, infatti, grande un millimetro». Eppure gestiscono sensori molto complessi, come gli occhi, le antenne e almeno un'altra mezza dozzina che li rendono dei modelli di riferimento per i robot gestiti da intelligenze artificiali: una caratteristica comune degli insetti infatti è l'adattabilità ad ambienti e situazioni, ha sottolineato Kanzaki «che è anch'essa una forma di intelligenza». Ed è una peculiarità che manca alla maggior parte delle macchine. Inoltre alcuni sistemi di rilevamento presenti negli insetti, come quello degli odori, sono estremamente avanzati. Per questo, in uno dei suoi esperimenti il luminare giapponese ha inserito le antenne delle falene in un robot creando un vero cyborg insetto. Le applicazioni, ha spiegato Kanzaki, possono essere moltissime: ad esempio, dopo i cani antidroga, si potrebbero avere le falene robot antidroga per individuare i narcotrafficanti. Oppure creare nuovi sistemi di allarme per le fughe di gas o la diffusione delle sostanze pericolose.

Nell'ateneo si è celebrata la laurea con l'entusiasmo dei grandi eventi: «Siamo orgogliosi di conferire un così prestigioso riconoscimento al professor Ryohei Kanzaki ha detto il rettore Cristina Messa in linea con le politiche di un Ateneo giovane, che ha appena vent'anni e si impegna a guardare all'innovazione e al futuro. Un mio personale e particolare plauso all'uomo e allo scienziato che ha saputo usare tutte le più moderne tecnologie, unendo le neuroscienze e l'informatica. Ringrazio i miei colleghi che hanno stretto una forte collaborazione con il Giappone, luogo tradizionale di scienza e formazione, e mi auguro che questa possa continuare a svilupparsi».

Il riconoscimento è stato assegnato, su proposta del dipartimento di Informatica, sistemistica e comunicazione dell'ateneo, per la «promozione e lo sviluppo di un autentico approccio interdisciplinare che, a partire da una base di ricerca di neuroscienze, ha permesso di valorizzare il ruolo dell'informatica per lo sviluppo di nuovi modelli di ricerca, contribuendo all'apertura di nuove frontiere di indagine dell'informatica stessa, della robotica e dell'intelligenza artificiale», oltre che per la «prestigiosa carriera accademico-scientifica», la «copertura di ruoli di responsabilità nella gestione dei centri di ricerca tra i più prestigiosi a livello mondiale» e la «forte attenzione agli aspetti di trasmissione della conoscenza e alle ricadute etico-sociali nell'educazione scientifico-tecnologica mediante approcci didattici innovativi e con forte impatto comunicativo». «Con la Laurea Honoris Causa in Informatica assegnata a Ryohei Kanzaki ha aggiunto Stefania Bandini, durante la lettura della Laudatio celebriamo e diamo rilevanza a una costante e feconda collaborazione del nostro Ateneo con istituzioni accademiche e scientifiche giapponesi.

In particolare, questo conferimento è occasione per consolidare, promuovere e rilanciare approcci innovativi nel dialogo tra le discipline, dove l'informatica gioca un ruolo di primo piano per favorire il superamento delle frontiere del sapere e la creazione di nuovi scenari della ricerca».

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