Lele Mora derubato al campo rom: "Io rapinato perché ingenuo, ora lavoro per la tv albanese"

L'ex agente dei vip parla del furto nel campo rom: "Nei momenti di crisi fai di tutto per tirare fuori qualcosa". E rivela: "Non sono in un bel momento..."

Lele Mora derubato al campo rom: "Io rapinato perché ingenuo, ora lavoro per la tv albanese"

"Nei momenti di crisi, non lavori e fai di tutto per tirare fuori qualcosina. Con lo champagne dovevo guadagnare 10mila euro". Lele Mora torna al centro delle cronache dopo essere stato derubato nel campo nomadi di Chiesa Rossa, nella periferia di Milano. Era andato lì con 40mila euro in contanti per acquistare una partita di champagne, Dom Perignon e Cristal. Dall'affare borderline, che risale a maggio, è nata un'indagine per estorsione e sono anche scattate delle manette. A fornirgli i soldi sarebbe stato un pregiudicato che, dopo l'aggressione dei nomadi, ha iniziato a tormentare l'agente dei vip per riavere indietro i soldi. "Non chiedo la fedina penale alle persone, non lo sapevo...", si difende lui ai microfoni della Zanzara.

"Avevo in mano una valigetta con 40mila euro in contanti - racconta a Radio24 - non ho più nulla, non sono ricco come Corona, campo solo grazie a mio figlio". Nove mesi dopo, la vicenda, dai contorni fumosi, gli è costata la sospensione temporanea dall'incarico di direttore editoriale Retewebitalia. Mora, che non ha mai denunciato alcuna rapina o estorsione ai suoi danni, ha raccontato al Corriere della Sera di aver "mostrato i soldi, un uomo allora ci ha condotti all'interno della sua roulotte, ha finto di prendere delle bottiglie di champagne e mi ha strappato dalle mani il borsello con il denaro. Subito hanno fatto irruzione tante donne, all'improvviso urlavano: 'Via, via c'è la polizia', udivamo colpi di arma da fuoco, sono intervenuti altri uomini di corsa. Ci hanno malmenato e poi tutti insieme, a spintoni, ci hanno cacciato via dal campo". Ma le famiglie residenti in Chiesa Rossa respingono ogni accusa di coinvolgimento. Anzi, per il rappresentante della Consulta rom e sinti, Toni Deragna, che abita nel campo, l'episodio non sarebbe nemmeno avvenuto: "È una menzogna. Mora è un personaggio in ascesa, prendersela con gli zingari va di moda, è un modo per avere notorietà, magari un posto fisso nei salotti tv. Chissà chi e come si è mangiato quei soldi". A riprova di ciò emergerebbero discrepanze nella descrizione del campo fornita da Mora: "In Chiesa Rossa viviamo tutti in villette, non ci sono roulotte", spiega Deragna all'agenzia LaPresse.

Ora Mora dice che non sapeva che i soldi venivano da un delinquente. Non solo. Assicura di aver già lavorato in passato con la persona che lo ha portato nel campo rom. "Avevo fatto altri affari, altre cosette, degli stock - spiega - mi ha detto che c'era una bella opportunità e sono andato a vedere...". Puntava a guadagnare 10mila euro e ne ha persi 40mila. "In momenti di crisi quando uno non lavora, sta anche attento a guadagnare qualcosina - dice - non navigo nell'oro, non sono in un bel momento...". Alla fine è stato il figlio a corrergli in aiuto e a prestargli il denaro da restituire al pregiudicato che lo minacciava.

Chiuse le sue precedenti vicende giudiziarie, oggi l'ex agente dei vip racconta in una intervista al Corriere della Sera di essere "sereno e felice". "Faccio ciò che mi piace fare - conclude - lavoro nel mondo della tv. Non in Italia, lavoro per Top Channel in Albania".

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