La sera del 19 marzo del 2002 veniva assassinato Marco Biagi. La sua professionalità e le sue idee sarebbero state raccolte e portate avanti per riformare il mercato del lavoro e offrire nuove possibilità in un Paese che aveva una percentuale di disoccupati simile a quella attuale, intorno al 12%. Grazie alla legge Biagi in pochi anni si scese al 7%. Oggi rimangono aperti tanti problemi, a cominciare dalla disoccupazione giovanile e dall'uso distorto che spesso si è fatto delle nuove tipologie contrattuali pensate proprio per loro. Tuttavia quell'esperienza di studio e riflessione applicata alla politica ebbe indubbiamente il merito di riaprire i giochi in un ambito per il quale ci davamo tutti per «spacciati». Pochi ricordano che Milano ha costituito un laboratorio importante per quella Riforma. Infatti nel 2000 la Giunta Albertini, grazie al contributo proprio di Marco Biagi, agevolò la sottoscrizione di un Patto per il Lavoro tra le parti sociali. L'intesa realizzava una partnership pubblico-privato ed uno «sportello unico» specializzato nell'inserimento delle fasce di popolazione urbana fino ad allora fortemente marginalizzate (extracomunitari, giovani, 40enni che avevano interrotto il percorso lavorativo, ecc.). Quel patrimonio del nostro recente passato è stato dilapidato nel tempo. Dacché oggi viviamo una situazione occupazionale per cui la sospirata ripresa economica costituirà una condizione necessaria ma non sufficiente per invertire la rotta, credo valga la pena far tesoro proprio di quell'esperienza di buon governo. Dentro quest'ottica va letto l'Ordine del giorno che ho presentato a Palazzo Marino, perché il Comune promuova un accordo in deroga con le parti sociali per regolamentare i contratti a progetto in vista di Expo, in sintonia con quanto sta avvenendo a livello regionale per quanto riguarda altre tipologie contrattuali. L'appuntamento del 2015, se non pensato e preparato per tempo, può costituire una boccata d'ossigeno solo occasionale.
Regolamentare i contratti atipici, pensando di agganciare il compenso alla produttività o ad un set di servizi e strumenti di outplacement, vuol dire invece cogliere la grande occasione di Expo con una prospettiva: garantire l'occupabilità dei lavoratori anche dopo l'evento. A ciò poi si aggiunge la necessità di correggere in qualche modo la Riforma Fornero per quanto riguarda gli interventi sulle partite Iva.*consigliere comunale Ncd
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