C'è il lockdown ma marzo è lontana. Niente serrata, niente deserto, posti di blocco e strade vuote. Ieri Milano era quella di sempre, forse con un po' di traffico in meno, ma con gente affaccendata o che faceva finta di essere affaccendata. Già perchè i motivi per uscire di casa si trovano. I figli, la scuola, il parrucchiere, le camicie da portare in tintoria, la passeggiata vicino a casa, il cane, la corsetta al parco. Insomma, si può uscire. I mezzi pubblici non girano quasi interamente vuoti e sono molte le saracinesche alzatte. Ma la normalità è un'altra cosa e soprattutto non c'è molto da stare allegri perchè anche tra chi «resiste» serpeggia la preoccupazione per gli affari che vanno a rotoli e per una curva dei contagi che non accenna a diminuire, anzi. La zona rossa quindi non convince perchè, così fatta, rischia affossare del tutto chi ha un'attività e di non essere risolutiva per frenare la curva dei contagi. E la conferma arriva anche da Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano che ha lanciato l'allarme: «In città vedo in giro troppa gente...».
Così ieri, nel suo solito saluto dal Palazzo Marino il sindaco ha rivolto un appello ai milanesi invitandoli rispettare il lockdown: «Invito tutti a stare in casa il più possibile- ha detto il sindaco- perchè il contributo che la nostra comunità può dare in questi momenti è quello di cercare di stare unita e di di fare la sua parte perchè questa crisi pandemica, che si sta trasformando in una crisi economica e sociale molto profonda, sia il più possibile abbreviata». Poi Sala è tornato, con una retromarcia, sulle polemiche legate all'inserimento della Lombardia in zona rossa: «Le decisioni prese dal governo vanno rispettate e io non guido nessuna rivolta dei sindaci- ha spiegato- . È successo che dei miei colleghi di città capoluogo di provincia lombarde hanno legittimamente scritto al ministro della Salute Speranza e al presidente della Lombardia Fontana chiedendo di avere visibilità dei dati riguardanti la loro provincia e di fatto ipotizzando che le loro province non siano da considerarsi rosse, ma arancioni. Questo, sia chiaro, non riguarda Milano». Ma a Sala e al suo invito a rispettare il lockdown replica l'opposizione: «Sono rimasto sbigottito a leggere le parole del sindaco che invita i milanesi a stare a casa- attacca il consigliere comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico- Ieri per andare al lavoro sono salito sulla 91 e il filobus era pieno come se fosse stato un giorno normale, altro che 50 per cento. In circonvallazione poi non ho visto alcun controllo o pattuglia della polizia locale. Per non parlare delle periferie, dove abito, che sono terra di nessuno e in cui le regole non vengono rispettate da una miriade di persone. La città si è fatta trovare assolutamente impreparata per il primo giorno del nuovo lockdown» «Se la situazione a Milano rischia di diventare come quella di Bergamo a marzo è colpa della mancanza di controlli- continua il consigliere azzurro- nei mercati come nelle piazze della movida, nei parchi cittadini come sui mezzi pubblici, dentro e fuori le scuole. Anziché affidarsi al buonsenso delle persone il Comune deve mettere in campo tutta la sua potenza di fuoco. Oppure l'intenzione è quella di lasciare in panchina i ghisa così come fatto la scorsa primavera?».
A stretto giro di posta arriva la replica del capogruppo del Pd, Filippo Barberis: «Il Dpcm è di mercoledì, come avrebbe potuto Atm prepararsi con la segnaletica in sole 24 ore? Atm ha messo in campo ogni sforzo possibile per garantire la sicurezza del servizio: potenziamento linee, sanificazioni, distributori di gel disinfettante, tutto il personale in campo».Antonio Ruzzo
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