"A Natale senso civico e responsabilità. Non possiamo rischiare"

Il virologo Andrea Gori: "Abbiamo pagato salatissimo il conto della troppa libertà di quest'estate"

"A Natale senso civico e responsabilità. Non possiamo rischiare"

Andrea Gori, direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico e professore ordinario di Malattie Infettive all'Università degli Studi oggi è la Giornata mondiale della lotta contro l'Aids, che difficoltà devono affrontare i pazienti sieropositivi in epoca Covid?

«Il problema principale è la terapia antiretrovirale che non può essere sospesa assolutamente. Per intenderci se il paziente non prende le medicine per tre giorni, il virus riparte con il rischio che possa mutare. E se muta e diventa farmaco resistente, fallisce la terapia».

I farmaci non possono essere acquistati in farmacia e consegnati a domicilio?

«No, sono farmaci ospedalieri che possono essere prescritti solo dagli ospedali che hanno in carico il paziente a fronte di esami. Con la pandemia gli infettivologi erano tutti impegnati sul fronte Covid...»

Cos'è successo?

«Grazie allo straordinario sforzo compiuto da Anlaids Lombardia sono stati consegnati a domicilio ai 15mila pazienti in cura nella sola città di Milano i farmaci per tutto il periodo».

Sospesi anche gli esami?

«No, abbiamo fatto tantissimo con la telemedicina e con i consulti telefonici. Abbiamo poi aperto degli ambulatori flash per i pazienti con qualche disturbo, ad accesso diretto. Siamo riusciti nonostante tutto e con sforzi enormi a far fronte a tutta la parte clinica, mi dispiace moltissimo invece che sia andato in parte perso il lavoro sulla prevenzione, sul trattamento con PrEP, la profilassi pre-esposizione per i soggetti a rischio, e sull'educazione. I dati dimostrano che c'è un lento miglioramento del numero dei nuovi contagi sul 2019 per due fattori: programma attivo per la Prep e il fatto che l'Italia ha il numero più alto al mondo di pazienti sieropositivi trattati, che quindi non sono più contagiosi».

Venendo al Covid, abbiamo davvero superato il picco?

«Vediamo oggi in ospedale una netta riduzione della pressione sui pronto soccorso, che ci permette di lavorare in modo più sereno. Non abbiamo più i picchi di 70 pazienti in pronto soccorso in attesa di ricovero. Rispetto alla prima ondata gli ospedali sono molto più preparati grazie all'ospedale in Fiera e a un piano di apertura graduale dei reparti. Le terapie intensive vedranno un calo dei ricoveri tra una decina di giorni».

Come commenta le immagini delle vie dello shopping affollate domenica?

«Ogni situazione in cui c'è un assembramento e non sono rispettate le misure di protezione individuale è pericolosa. Mentre negli ambienti di lavoro c'è una maturità sul rispetto delle norme anti contagio, fuori sta alla senso civico e alla responsabilità dei singoli. Ieri in 50 metri di percorso mi sono imbattuto in tre episodi in cui i cittadini invitavano gli altri al rispetto delle norme, mi ha fatto piacere».

Il Governo, che sta definendo le regole per le festività, non può vietare le cene in casa, sappiamo anche che il 92% dei contagi è in famiglia...

«Nella mia famiglia a Natale facciamo una bellissima festa che riunisce 4 generazioni, siamo in tutto una cinquantina, ma ci siamo già detti, con enorme dispiacere, che quest'anno non potremo farla. Facciamo tutti un Natale più spirituale senza mettere a rischio la salute degli altri».

Vede rischi per il ponte di Sant'Ambrogio? 4 giorni di vacanza in cui fare shopping...

«La seconda ondata è un chiaro esempio di mancanza di rispetto di regole chiare».

Cioè?

«Abbiamo pagato un prezzo salatissimo per tutta la libertà di quest'estate: la gente deve avere idea di cosa succederà se non vengono rispettate le indicazioni per le situazioni di aggregazione».

In sostanza?

«L'unico modo per tenere la curva sotto controllo è avere rigore civico e responsabilità sociale. E il compito è dei cittadini. Sono le persone che fanno i comportamenti».

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