A Niguarda rabbia e firme: «No agli immigrati-cittadini»

Il giorno dopo in piazza Belloveso, dove il ghanese ha aggredito sei persone. La Lega raccoglie molte adesioni contro lo «ius soli». E qualche contestazione

Milano, piazza Belloveso
Milano, piazza Belloveso

Alla fine la Lega Nord ha raccolto 400 firme in poco più di due ore di presidio. Con un banchetto in piazza Belloveso, a Niguarda, a pochi metri dal punto in cui, sabato mattina, Mada Kabobo ha ucciso a picconate il 40enne Alessandro Carolè e ferito altre quattro persone, due delle quali sono ancora ricoverate in gravissime condizioni.

«La cittadinanza agli immigrati porta all'invasione del Paese», c'era scritto sul manifesto accanto al banchetto. La raccolta firme, già programmata dal Carroccio, è stata anticipata di una settimana dopo la mattinata di follia che ha visto il 31enne, di origine ghanese, prendere a picconate alcuni passanti. «Chiediamo due cose - ha spiegato il segretario milanese Igor Iezzi - : a livello nazionale di dire «no» all'introduzione dello ius soli (il diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori non italiani, ndr) e a livello locale il potenziamento della sicurezza, perché quello che è avvenuto è stato possibile per la mancanza di presìdi sul territorio».

E succede, continua Iezzi, «a Niguarda come nel resto della città. Manca il controllo e la gente si sente libera di fare quello che vuole: noi chiediamo che il problema sia affrontato, invece che negato. Il prossimo weekend avremo banchetti in 50 punti di Milano». Domani alle 19 in piazza Belloveso i consiglieri di zona del Pdl raccoglieranno firme per un Consiglio straordinario sul tema sicurezza. E ieri sera il sindaco Giuliano Pisapia ha partecipato al raccoglimento organizzato dalla Zona 9: è stato deposto un mazzo di fiori in ricordo della vittima. Il sindaco ha espresso vicinanza alla famiglia della vittima e ai due feriti che lottano tra la vita e la morte e fatto «appello a tutte le forze politiche e ai cittadini, evitiamo strumentalizzazioni su un evento così drammatico» ha detto.

Tra chi ieri ha firmato l'appello leghista ci sono pure dei ragazzi del quartiere, come Simone, 20 anni, che ammette: «L'ho fatto perché quell'uomo non doveva essere libero, non è giusto». Gli fa eco l'amico Nicolas: «Abbiamo già i pregiudicati italiani, che non sono pochi, perché dobbiamo prenderci pure quelli che vengono da altri Paesi?». Nel gruppo di amici radunati sulle panchine in piazza Belloveso, però, non sono tutti d'accordo. Chiara, ad esempio: «Io stanotte non ho dormito, di certo questa storia ci ha scosso. Ma non me la sento di aderire a una battaglia che mi pare generalizzi molto».

«Il fatto è che la Lega strumentalizza questi fatti», commenta Viviana. Che il quartiere che sabato mattina ha vissuto un incubo sia profondamente diviso è palpabile. Non a caso ieri, alle 18.30, la Zona e diverse associazioni cittadine, tra cui «Riguarda Niguarda» e il comitato inquilini, si sono riuniti in piazza per manifestare vicinanza alle persone colpite. E la spaccatura è stata evidente anche quando, ieri mattina, è arrivato l'eurodeputato Mario Borghezio.

Le sue parole contro il «buonismo di Stato» sono state contestate da alcuni residenti. Momenti di tensione cui la Lega dà poco peso: «Erano una decina di persone, nulla in confronto alle centinaia che invece hanno firmato», sottolinea Iezzi.

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