Un anno all'Expo, il grande test della dimensione internazionale di Milano e due (salvo sorprese non così impossibili) all'elezione del nuovo sindaco. E così il 2014 sarà un anno di grandi manovre e messa in campo di schieramenti e truppe. Perché, come ha dimostrato Giuliano Pisapia, la corsa a Palazzo Marino non si improvvisa più. Ci vogliono mesi (tanti) di lavoro su associazioni, categorie, sindacati. E poi le lobby, i mercati, le periferie. I social network. E le primarie che ormai sia a destra che a sinistra son diventate la via obbligata.
Forse non a sinistra, dove da qualche giorno Pisapia ha cominciato a ipotizzare una sua ricandidatura. A cui anche lì, dove è ben chiara la sua voglia di tornare in parlamento o magari aspirare a un ministero, non sono in molti a credere. Tanto che a scalpitare è la sua vice, l'avvocato Ada Lucia De Cesaris. Ma è difficile pensare che questa volta, con la prospettiva di vincere, il Pd ceda di nuovo il passo. E così il principale indiziato è Pierfrancesco Majorino, oggi assessore a quella miniera di voti che sono le Politiche sociali e che non a caso gode di ottima stampa non solo a sinistra. Da non escludere nel nuovo corso renziano un ripescaggio di Stefano Boeri o la comparsa del segretario della Cgil Susanna Camusso.
Nel centrodestra tutto si è complicato con il recente «big bang» del Pdl. Perché la candidatura di Maurizio Lupi che ha scelto di seguire la diaspora alfaniana nel Nuovo centrodestra, difficilmente potrà essere condivisa da chi è rimasto a difendere la trincea berlusconiana. E così spunta il nome di Mariastella Gelmini, l'ex ministro gradito al Cav che anche nelle ultime nomine dei presidenti Aler ha dimostrato di avere grande potere nella nuova Forza Italia. Più difficile, anche se non impossibile, un ritorno di Gabriele Albertini che sembra aver già sbollito l'infatuazione per Mario Monti ed essendo sempre il sindaco più rimpianto dai milanesi, potrebbe essere una buona carta da giocare. Anche se decisiva sarà ancora una volta la voglia di Silvio Berlusconi di pescare nella società civile o nel mondo delle professioni un candidato con cui mandare all'aria (magari all'ultimo momento) gli stucchevoli minuetti della politica politicante. Come già fece prima proprio con Albertini e poi con Letizia Moratti. Perdendo il quarto assalto a Milano (con la ricandidatura della Moratti) proprio per non aver assecondato il suo istinto di rifiutare gli accordi di Palazzo e non di popolo.
In casa Lega fino a non molto tempo fa spirava un vento di grande alleanza nel centrodestra.
Ma con la nuova segreteria di Matteo Salvini tutto potrebbe cambiare, perché è proprio lui il candidato, anche se con Roberto Maroni governatore la strada è chiusa. Ma non è escluso che con un Grillo magari in calo di consensi sia proprio Salvini a trasformare il Carroccio in partito barricadero e anti-euro per dare l'assalto a Milano. In una corsa senza alleanze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.