Mancano due anni e l'ad Giuseppe Sala vuol rilanciare l'immagine di Expo con un pressing sugli Usa perché accelerino l'iscrizione. E di ritorno da Oltreoceano dice che «fra un mese, un mese e mezzo comprenderemo quando e come arriverà l'adesione». Anche perché, ha ammesso dopo le polemiche sulla mancata adesione di troppi grandi Paesi, «considererei un insuccesso se arrivasse, come per Shanghai, solo dodici mesi prima dell'inaugurazione. Ne andrebbe di mezzo la qualità, conto invece che arrivi entro l'estate».
Del viaggio, invece, racconta l'incontro con «istituzioni e fondazioni» che, insieme ai privati, dovranno finanziare la partecipazione che non può utilizzare fondi pubblici. Ieri, intanto, il commissario Josef Proll ha firmato per l'Austria il contratto che porta a 41 i Paesi già pronti alla costruzione del proprio padiglione. Che, in questo caso, misurerà 1.919 metri quadri e sarà dedicato a sicurezza alimentare, biodiversità e rapporto tra alimentazione sana e cultura.
Ma la preoccupazione di Sala è tutta per i poteri speciali di cui l'Expo ha
bisogno. Ma non si è voluto sbilanciare sulla possibilità di ottenere dal consiglio dei ministri il via libera alla richiesta di Regione e Comune per legge speciale e commissario unico. «C'è consenso, vediamo poi martedì».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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