Il referendum sui blocchi auto bocciato anche dai referendari

Promette battaglia il centrodestra del Comune di Milano contro l'idea di indire un referendum sulle domeniche a piedi

Il referendum sui blocchi auto bocciato anche dai referendari

Promette battaglia il centrodestra del Comune di Milano contro l'idea di indire un referendum sulle domeniche a piedi: «È una presa in giro». E sono altri soldi (e tempo) «buttati via». Ma, in fondo in fondo, nemmeno la maggioranza sembra convinta. Se da un lato ci sono quelli come Sel per cui il referendum è sacrosanto in ogni caso, dall'altro ci sono quelli che preferirebbero altre vie, più utili, per rivedere e correggere il concetto di domeniche a piedi. Su una cosa sono tutti d'accordo: le giornate senza auto vanno modificate, così non funzionano. Insomma, la provocazione lanciata dall'ambientalista Carlo Monguzzi ha sollevato un putiferio in Comune.

Tra i dubbiosi c'è pure il re dei referendum, il radicale Marco Cappato. Ad alta voce non dirà mai no a una consultazione popolare ma in questo caso ammette che se ne potrebbe fare a meno: «Quello delle domeniche a piedi è un provvedimento su cui assumersi le responsabilità e va sostenuto nel lungo periodo. Bisogna avere il coraggio di tenere la barra dritta. E poi i milanesi hanno già dato un indirizzo con i referendum della volta scorsa». Semmai, suggerisce Cappato, si può pensare a una consultazione informale. Un metodo che, tra l'altro, renderebbe le operazioni più snelle e meno costose: per indire un referendum sulle domeniche bisognerebbe altrimenti aspettare un referendum nazionale.

A tirare le somme è il vice del Consiglio Riccardo De Corato: «Questo referendum non si farà mai». Ma i sostenitori non mollano: «È utile sentire i milanesi in ogni occasione possibile» sostiene, a prescindere, gli assessori Pierfrancesco Maran e Chiara Bisconti. L'assessore Carmela Rozza frena ma non tanto sul concetto di referendum quanto sulla spesa che comporta. E, tutto sommato, sostiene che sia «meglio aprire una discussione, magari per impostare un blocco solo parziale della città». Lucia De Cesaris smussa le polemiche proponendo un referendum low cost. Ma il centrodestra non ci casca: «Ma che vuol dire un referendum low cost?».

Tra i banchi di Lega e Pdl i consiglieri puntano il dito contro la consultazione popolare e sostengono che dietro al referendum non ci sia una reale volontà di sentire il parere della gente ma «un'incapacità di decidere ben camuffata». «Si tratta dell'ennesima farloccata - denuncia Alessandro Morelli a nome del Carroccio - Ci sono già quattro referendum votati e sono tutti e quattro al palo. Quelle di Pisapia sembrano prove di finta condivisione».

Detto questo, il giudizio sulle domeniche a piedi resta quello predicato da sempre: «Sono una stupidaggine - protestano i leghisti - Le domeniche a spasso vengono decise nei salotti chic e imposte a tutta la città. Piacciono solo a chi vive in centro o a chi passa il fine settimana a Cortina. Ma andiamo a chiedere cosa ne pensa chi vive al Gratosoglio o alla Barona». Parole pesanti anche da parte del Pdl. «è assolutamente inutile - commenta il capogruppo Alan Rizzi -. Decisioni di questo tipo spettano alla politica».

A bocciare sia le domeniche di Pisapia sia il referendum è

anche la Provincia di Milano: «Le domeniche decise a prescindere dall'emergenza smog - sostiene l'assessore all'Ambiente Cristina Stancari - creano confusione e tolgono efficacia ai nostri provvedimenti».

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