Retromarcia dei partigiani. Fi scorta la Brigata ebraica

Su palco Pagliarulo (Anpi), Landini e due ucraine. Timori per la bandiera della Nato portata in corteo

Retromarcia dei partigiani. Fi scorta la Brigata ebraica

Non sarà una festa della Liberazione come le altre. E non solo perché il corteo tornerà a sfilare per le vie di Milano dopo due anni di stop causa Covid.

Le polemiche per la posizione dei partigiani dell'Anpi nazionale sul conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina hanno alimentato profonde spaccature a sinistra. Il presidente Gianfranco Pagliarulo, che aveva chiesto una commissione d'inchiesta per far luce sui crimini di Bucha ribadendo la sua contrarierà all'invio di armi a Kiev, alla fine ha dovuto abbandonare la linea neutralista, «bacchettato» dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Il mantra «né con Putin né con la Nato» sembra ormai solo un ricordo: «Quella di Milano sarà una grandissima e pacifica manifestazione», ha ribadito ieri Pagliarulo, dopo aver aggiustato il tiro riconoscendo la «legittima resistenza armata» ucraina.

Un dietrofront nel quale sperava anche il sindaco Beppe Sala - d'accordo sulle armi all'Ucraina - dopo aver auspicato dal presidente nazionale dell'Anpi un chiarimento in vista del discorso che terrà oggi sul palco in piazza Duomo. «D'altro canto festeggiamo la Liberazione che non è stata ottenuta con le margherite in mano», aveva detto il sindaco, una posizione criticata dalla sinistra radicale milanese, tanto che sul palco Sala rischia di beccarsi qualche fischio.

Il corteo come tradizione partirà alle 14,30 da Porta Venezia e si concluderà in Duomo per il comizio ufficiale. In piazza ci saranno i sindacati, l'Aned e lo spezzone della Brigata ebraica, in passato più volte contestata dai movimenti di antagonisti filopalestinesi. Al suo fianco, sventolando tricolori e bandiere ucraine, ci saranno gli esponenti di Forza Italia, guidati dal capogruppo a Palazzo Marino Alessandro De Chirico. Proprio sui simboli si sono consumate le polemiche maggiori. Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica di Milano, aveva proposto di sfilare con le bandiere della Nato. Un'idea rimasta nel cassetto, quantomeno fino a ieri, grazie alla mediazione dell'Anpi meneghino, molto più trasparente nella condanna alla Russia rispetto al blocco nazionale. Infatti, l'associazione per l'Iniziativa Radicale «Myriam Cazzavillan» e Milano Vapore hanno annunciato che saranno in piazza con le insegne della Nato. «Mi sembra corretto ricordare che si è vinto con l'esercito angloamericano», ha dichiarato il presidente di Milano Vapore Giampaolo Berni Ferretti. Si preannuncia una giornata ad alta tensione, avvelenata dalle contraddizioni emerse nelle varie anime della sinistra dallo scoppio della guerra.

I partigiani esibiranno i vessilli delle associazioni e gli stendardi dei Comuni, le bandiere dell'Ue, dell'Ucraina e della pace: «E perché no aggiunge il presidente milanese Roberto Cenati anche i Tricolori che non sono molto frequenti». Niente bandiere bianche, però, come quelle che porterà «Milano contro la guerra», l'associazione contraria al riarmo ucraino che riunisce centri sociali, Ong e piccoli circoli Anpi e Cgil. Ma la città ha già scelto in maniera chiara da parte che stare. E lo dimostra il fatto che sul palco, oltre a Sala, Pagliarulo, al presidente dell'Aned Dario Venegoni e al segretario della Cgil Maurizio Landini, interverranno anche due donne ucraine, Tetyana Bandelyuk e Iryna Yarmolenko, profuga e consigliera comunale di Bucha. Tra le vie della città ci sarà anche il ministro della Salute e segretario di Articolo Uno Roberto Speranza, insieme a consiglieri, parlamentari e europarlamentari del Pd, muniti di bandiere dell'Ue e dell'Ucraina. Le magliette gialle, i volontari dem, accompagneranno lo spezzone della Brigata ebraica, già «presidiata» dai City Angels. E ci sarà anche una delegazione lombarda del M5s.

Il servizio d'ordine sarà rafforzato e potrà contare su circa 200 militanti, pronti ad evitare provocazioni. «Sarà una manifestazione unitaria - smorza le polemiche Cenati - che dimostrerà la vicinanza nostra al popolo ucraino, vittima dell'aggressione russa».

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