Mentre il comitato tecnico scientifico si riunisce d'urgenza alle 18 e il governo tratta con regioni e comuni sulla possibilità di istituire delle zone rosse per le città metropolitane come Milano Napoli e Roma, nelle piazze vengono inscenate flash mob e proteste, miste a minacce e annunci. Tra i grandi ambiti nel mirino la scuola: se la regione, dopo un tira e molla con il governo e l'Ufficio scolastico regionale ha ordinato la completa chiusura di licei, istituti tecnici e professionali, per le scuole primarie e secondarie di primo grado il Ministro all'Istruzione Lucia Azzolina continua a chiedere la didattica in presenza. Dichiarazioni però che non convincono del tutto Il Comitato «Priorità alla Scuola» che mette le mani avanti in difesa dell'apertura delle elementari. «Il Comitato invita tutte le forze del Governo a cooperare con la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina affinché sia garantito in tutto il territorio nazionale un servizio essenziale come la scuola e il diritto allo studio, come previsto dalla nostra Costituzione. Il comitato deplora i provvedimenti che le Regioni stanno adottando, in ordine sparso, in merito alla chiusura e alla riduzione dei servizi educativi e delle scuole e respinge ogni ipotesi di chiusura delle scuole, ritenendo per di più infondata l'ipotesi che si tratti di una misura in grado di contenere i contagi».
Il Comitato chiede, quindi, di «seguire l'esempio della Germania: si chiuda il necessario per limitare i contatti del 75% ma siano mantenuti aperti gli asili e le scuole». Poi le minacce: «Nel caso in cui la decisione politica sarà diversa il Comitato Priorità alla Scuola è pronto ad organizzare in tutta Italia azioni per impedire la chiusura delle scuole».
Così se il Comitato cita gli studi scientifici per sottolineare «gli enormi danni derivanti dall'interruzione della scuola in presenza e della didattica a distanza», non la pensa così il virologo del San Raffaele Roberto Burioni che ha rilanciato uno studio dell'Università di Edimburgo pubblicato su Lancet secondo cui invece «la chiusura delle scuole può avere effetto sull'andamento della pandemia». Lo studio ha analizzato l'impatto dei diversi provvedimenti sui contagi dopo avere studiato quanto accaduto in 131 Paesi, e «la chiusura delle scuole da sola potrebbe ridurre la trasmissione del 15 per cento dopo 28 giorni e la riapertura delle scuole potrebbe aumentare la trasmissione del 24 per cento dopo 28 giorni» recita lo studio.
Dopo i ristoratori, scesi in piazza almeno due volte nelle ultima settimana, e agli artisti, ieri è toccato ai titolari di palestre, centri sportivi, centri benessere, ma anche professionisti dello sport. Munite di cuffiette e galleggianti per riprodurre una piccola piscina sul marciapiede, decine di persone si sono riunite davanti al cimitero Monumentale per la protesta organizzata dall'Arisa, l'Associazione regionale imprese dello sport e delle arti del benessere fisico che aderisce a Confcommercio. La decisione di chiudere ogni tipo di centro sportivo viene vissuta come un colpo di grazia da molte associazioni.
Un comparto, quello lombardo, che pesa per un quinto sui 100mila centri sportivi, 1 milione di tecnici istruttori, 20 milioni di praticanti. «Non vogliamo essere seppelliti al Famedio. Il lockdown numero due potrebbe essere mortale per tutto il mondo dello sport, e non abbiamo certezze su piscine, centri benessere, palestre».
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