Scuola, allarme della Regione. "È tardi, così non si riparte"

Ieri presentate tutte le criticità al ministro Azzolina. L'assessore Rizzoli: "Docenti e fondi, il tempo stringe"

Scuola, allarme della Regione. "È tardi, così non si riparte"

È stata accolta dalle proteste del Comitato Priorità alla Scuola, da genitori e insegnanti e dal Ccs, Coordinamento collettivi studenteschi il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina in visita ieri mattina a Milano. Continua il tour del ministro per le regioni d'Italia, che dopo il Piemonte e Torino sabato, ieri ha previsto la visita in un liceo e l'incontro al tavolo regionale per la ripartenza all'Ufficio scolastico regionale. Due striscioni per chiedere più fondi per spazi, docenti precari e mobilità. Le famiglie chiedono «che siano determinate le linee guida per i bambini fino a sei anni e una scuola in presenza, perché è un diritto».

Il ministro ha scelto per il suo sopralluogo la via più facile, ovvero l'istituto comprensivo Riccardo Massa, uno dei pochi già pronti per iniziare le lezioni a settembre. Dopo aver visto alcune aule, dove i banchi sono già stati organizzati per permettere la riapertura in sicurezza, il ministro ha ricordato che «ci sono altre scuole che sono un po' più in difficoltà e sarà nostro compito accompagnarle una per una finché tutti quanti tornino a scuola. Se ce la fa la Lombardia, e la Lombardia ce la fa, può farcela tutto il Paese. La Lombardia penso sia una delle Regioni di cui andare più fieri e orgogliosi: ha attraversato momenti difficilissimi» ha voluto sottolineare Azzolina.

A spiegare il lavoro svolto la dirigente scolastica Milena Piscozzo: «Abbiamo riorganizzato l'attività strutturando le aule in base alle disposizioni del Comitato tecnico scientifico, utilizzando tutti gli spazi a nostra disposizione. Ho predisposto l'acquisto di kit da campeggio con sedute e tavolini per creare in ogni plesso almeno due aule all'esterno con dei tendoni per coprirle. Così anche a ottobre si possono utilizzare anche gli spazi all'aperto».

Sulla linea dell'ognuno si arrangi come può, il ministro che come dice Matteo Salvini «in un altro paese sarebbe già stata licenziata in tronco», limitandosi a dare linee guida molto generiche lascia ai dirigenti scolastici oneri e onori della riorganizzazione degli istituti, ricorrendo anche a inventiva e fantasia. Peccato che ci siano dei punti ancora molto critici, che non si può certo pensare che le regioni risolvano da sé, anche per una questione di competenze, come il delicatissimo tema della carenza di personale e dell'urgenza assoluta di bandire un concorso.

Amare le considerazioni dell'assessore regionale all'Istruzione Melania Rizzoli al termine del secondo incontro del tavolo regionale coordinato dall'Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia: «noto con dispiacere l'estremo ritardo accumulato che difficilmente consentirà una ripresa ordinata della vita scolastica. Ho personalmente espresso la mia preoccupazione - ha proseguito Rizzoli - facendo presente che a soli 50 giorni dal ritorno a scuola, ancora non abbiamo un quadro chiaro della situazione. In particolare, non sappiamo sul nostro territorio quante sono le scuole che presentano situazioni critiche rispetto agli spazi per i propri studenti, non sappiamo quante cattedre non saranno coperte da insegnanti di ruolo e quante rischiano di restare scoperte anche per l'eventuale mancanza di supplenti, visto che già da qualche anno molte graduatorie di materie fondamentali sono esaurite». Dimenticate dal ministero le scuole dell'infanzia e i nidi.

«Il tempo stringe - il grido di allarme d Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals, Gilda Unams della Lombardia - Se non si troveranno spazi adeguati per

consentire il distanziamento fisico degli alunni nelle classi, se non si assegnerà un numero di docenti e personale Ata per garantire la riduzione degli alunni per classe, la conseguenza sarà un ritorno alla didattica a distanza».

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