Tar e "zone", scuola nel caos. Pronti ad aprire se non è rossa

Superiori, il tribunale anticipa la campanella a lunedì. Ma la fascia decisa a Roma potrebbe richiudere tutto

Tar e "zone", scuola nel caos. Pronti ad aprire se non è rossa

La sentenza del Tar che ha accolto il ricorso del comitato «A scuola!» contro la decisione della Regione Lombardia di non aprire le superiori l'11 gennaio, ha gettato nel caos istituzioni e mondo della scuola. Così se mercoledì sera la Regione replicava con una laconica nota in cui annunciava «di proporre reclamo poiché i riferimenti normativi che hanno orientato il Giudice del Tribunale, non tengono conto della possibilità delle Regioni di adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari Dpcm», ieri mattina partecipava al tavolo coordinato dalla prefettura per la riapertura delle scuole superiori da lunedì. Al tavolo il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il neoassessore al Welfare Letizia Moratti, il direttore scolastico regionale Augusta Celada, il presidente dell'Agenzia per il Tpl Daniele Barbone che spiegava come «a prescindere ci siamo organizzati perchè lunedì si porti esattamente il numero di studenti previsto prima del provvedimento regionale. Noi siamo pronti, vedremo cosa succederà, ma ci prepariamo all'ipotesi più impegnativa, che è far sì che lunedì i ragazzi possano essere a scuola». Barbone ha annunciato che l'Agenzia sta per siglare un accordo con l'Ats «che ci permetterà di realizzare congiuntamente un'attività di approfondimento specifico sul nostro territorio, mappando tutte le informazioni sulla diffusione del contagio all'interno del Tpl, ricostruendo i dati di cui Ats già dispone, nel momento in cui un rappresentante del mondo scolastico dovesse contrarre il virus». Anche il governatore ha annunciato, qualche giorno fa, «uno screening di studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado per verificare concretamente l'incidenza del virus in questo ambito».

I dirigenti scolastici di tutte le scuole superiori e degli istituti professionali hanno ripreso in mano gli orari delle lezioni al 50 per cento in presenza e al 50 da casa, con i due ingressi scaglionati alle 8 e dopo le 9,30 che avevano preparato per il 7 gennaio, poi per l'11, e che dovrebbero rientrare in vigore lunedì. Su tutta la macchina organizzativa, sulle famiglie e sugli studenti pende però l'affilata spada di Damocle della classificazione del nostro territorio in fascia rossa o arancione, che verrà decisa oggi. Nel caso in cui, come sembra molto probabile, la Lombardia dovesse andare in «zona rossa» il piano verrebbe di nuovo rimandato: non solo continueranno con la didattica a distanza il 100 per cento degli studenti delle superiori, ma chiuderebbero automaticamente anche le classi seconde e terze del secondarie di primo grado cioè le medie.

Secondo il decreto urgente del Tar il pericolo che l'ordinanza regionale vuole fronteggiare «non è legato alla didattica in presenza in sé e per sé, ma al rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti». Ma il piano della Prefettura aveva disposto controlli anti assembramenti alle fermate dei mezzi. «A fronte di un rischio solo ipotetico di assembramenti - scrivono i giudici amministrativi - anziché intervenire su siffatto ipotizzato fenomeno, vieta radicalmente la didattica in presenza per le scuole di secondo grado, didattica che l'ordinanza neppure indica come causa in sè di un possibile contagio». Il Tar rileva anche un profilo di mancanza di competenza in materia in quanto «il d.l. 33/2020 stabilisce che le misure in questione, relative alla didattica, sono rimesse ad appositi DPCM». A differenza di quanto sostiene la Regione «in tale contesto e sino al 15 gennaio 2020, data di cessazione dell'efficacia del DPCM 3 dicembre, non c'è spazio per una competenza regionale diretta ad introdurre misure più restrittive».

Tradotto: se il Governo aveva stabilito il rientro per le superiori l'11 gennaio al 50 per cento in presenza, la Regione (fino al 15 gennaio) non aveva competenza per farlo slittare al 25. Detto ciò anche le questioni legali sono legate a un colore «rosso» o «arancione».

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