Tassisti, trasportatori, ciclisti. Le ciclabili scontentano tutti

Da Buenos Aires a Fulvio Testi a viale Legioni Romane proteste per il traffico, per il caos e la scarsa sicurezza

Tassisti, trasportatori, ciclisti. Le ciclabili scontentano tutti

Mezzo che hai, problemi che trovi. Se sei un ciclista devi allenarti allo slalom. Se guidi l'auto occorre armarsi di santa pazienza: la fila è lunga. Se hai da fare consegne, meglio affidarsi ai santi in paradiso: trovare posteggio è un miracolo.

Altro che «rivoluzione piste ciclabili». Tredici mesi dopo la creazione di centinaia di chilometri di strade dedicate alle biciclette con la scusa della pandemia, lo stravolgimento viabilistico voluto dalla giunta Sala genera ancora il caos. Viale Fulvio Testi, via Verdi, via Sardegna, solo per citarne alcune. Il discorso è valido in diverse zone della città. In via Legioni Romane, per dire, complice la ciclabile, la carreggiata è stata ridotta della metà a una sola corsia. Ai lati hanno disegnato parcheggi a lisca di pesce e uscire in retromarcia è quasi impossibile. Il traffico ovviamente ne risente, senza contare gli autobus e i mezzi Amsa costretti a fermarsi in mezzo alla strada: «Quando passano loro - racconta un residente - qui si trasforma nell'inferno».

Ma è forse tra viale Monza e in corso Buenos Aires che tutte le criticità si sommano in un unico trafficato tratto cittadino. Basta percorrerlo nelle ore di punta (su ilgiornale.it potete guardare il reportage) per capire come le nuove ciclabili abbiano «reso invivibile» la zona. Parola di tassisti, ciclisti e commercianti. «Noi ormai evitiamo il corso perché i tempi di percorrenza sono aumentati - dice Piro, tassista da 30 anni - E anche i clienti si lamentano». Di «rogne» ce ne sono a bizzeffe. La carreggiata, prima in grado di ospitare due mezzi affiancati, ora si allarga e restringe come una fisarmonica. All'improvviso appaiono parcheggi o pezzi di pista ciclabile, come d'incanto. E ogni svolta a destra necessita di una preghiera: «Da un momento all'altro si può mettere sotto un ciclista - spiega Alberto - e se succede, ci tolgono la patente». Un incubo.

Che poi la pista scontenta molti e non accontenta nessuno. I ciclisti riassumono il loro sentimento così: piuttosto che niente, meglio piuttosto. Ma il rischio di rimetterci le penne è alto. «In alcuni punti sei costretto a gettarti nel traffico», spiega uno di loro. Per non dire dei pericoli che si corrono quando le auto per parcheggiare devono attraversare di netto la pista. O il fatto di trovarsi bus e i camion del carico scarico in mezzo al percorso. «Consegnare ai negozi è diventato un dramma», racconta un fattorino. Gli fa eco un collega: «Quando apro il portellone temo di abbattere un ciclista». Un altro due giorni fa ha chiesto il trasferimento. Era disperato.

Anche i commercianti, è chiaro, sono infuriati: il 92 per cento ha espresso parere negativo sulla ciclabile. Molti di loro vorrebbero spostarla altrove. E i cali di fatturato sono consistenti.

«I clienti - dice Gabriel Meghnagi, presidente della Rete associativa vie - ormai anziché venire nel caos di Buenos Aires preferiscono andare altrove». Dove non ci si imbottiglia nel traffico. E non si rischia di essere travolti.

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