Un terremoto romano dentro il centrodestra. Scosse in vista su Pirellone e Regionali

Il voto presidenziale agita gli schieramenti. Le ambizioni di Fdi e le difficoltà degli altri, ma Palazzo Lombardia ora pare tranquillo

Un terremoto romano dentro il centrodestra. Scosse in vista su Pirellone e Regionali

Un terremoto con epicentro a Roma che può avere ripercussioni in tutti i territori. Dentro gli schieramenti politici c'è grande agitazione dopo il voto del Parlamento in seduta Comune che ha confermato Sergio Mattarella. Non tanto per il presidente, quanto per il significato che questo passaggio assume per i vari partiti e per i loro rapporti, anche in Lombardia.

I vertici della Regione, nel giorno stesso della rielezione hanno mostrato una comprensibile soddisfazione: «Ho avuto spesso modo di ringraziare il presidente Mattarella anche personalmente - ha detto il governatore - per la stima e il sostegno che ha dimostrato verso di me e soprattutto verso la Lombardia nei periodi più difficili della pandemia». «Due anni difficilissimi - ha proseguito Fontana - in cui, con frequenza, ci sentivamo e durante i quali non ha mai fatto mancare la sua vicinanza». «Grande apprezzamento» è stato manifestato anche dalla vicepresidente Letizia Moratti.

Ma questo è il piano delle reazioni istituzionali. È passando ai rapporti politici che la questione si complica. In Forza Italia si rivendica la scelta. Il deputato Andrea Orsini si dice «convinto che l'elezione di Mattarella sia una buona soluzione per le sue qualità personali e lo stile con il quale ha esercitato il suo mandato, oltre che per le condizioni politiche». E chiede: «No a Mattarella: e allora chi?».

Nel resto del centrodestra si avvertono anche vibrazioni diverse. La Lega è attraversata da turbamenti non da poco e fra i centristi, che ormai sembrano guardare altrove, emergono delusioni. Il deputato bergamasco Stefano Benigni (eletto con Fi, poi passato con Giovanni Toti) ieri ha fatto sapere di aver votato con FdI. Il partito di Giorgia Meloni, agevolato dalla rendita di (op)posizione, coltiva grandi ambizioni e si prepara a ricevere altre adesioni. Tutto fa pensare che FdI sia pronto a lanciare la sua «opa» sulla coalizione, ma il punto è capire come ciò possa ripercuotersi sulle dinamiche regionali, a un anno dal voto in Lombardia.

Il deputato Marco Osnato la questione la pone: «Sicuramente - spiega - il centrodestra che è presente nella società, anche in Lombardia e a Milano, non è quello rappresentato dalla triste scena delle elezioni del Quirinale. Dopo la pessima figura delle elezioni milanesi credo che il centrodestra debba interrogarsi se intende affrontare le regionali con questo spirito». «Ci sono state frizioni, anche sulla legge sanitaria - premette il capogruppo Franco Lucente - ma noi siamo sempre stati leali e lo saremo anche nell'andare avanti, senza problema. È chiaro che il rispetto che abbiamo per gli alleati lo pretendiamo anche, a volte per esempio apprendiamo le cose dai giornali. Noi non vorremo mai ripercussioni ma questo non dipenderà solo da noi». L'impressione è che si voglia circoscrivere il problema a Roma, o ad alcune Regioni particolarmente esposte, fra cui non rientra al momento la partita della Lombardia. Fdi potrebbe alzare il tiro ma non certo strappare.

Il capogruppo di Fi Gianluca Comazzi getta acqua sul fuoco. «La partita del Quirinale - ammette - poteva essere certamente gestita meglio e nei prossimi giorni sarà necessario un confronto sincero interno al centrodestra». «Questo però - aggiunge - non toglie nulla a una storia lunga 25 anni». «Il prossimo anno ci aspetta una sfida decisiva e sono certo che la coalizione si riconfermerà alla guida della regione».

«A livello nazionale pesano logiche diverse da quelle dei territori, dove il centrodestra amministra in maniera eccellente».

A Palazzo Lombardia certe fibrillazioni sono messe in conto, ma tutto sommato prevale la tranquillità, o almeno l'auspicio che lavorando su obiettivi condivisi si possano allontanare le tensioni.

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