Tre milioni per il padiglione: il Papa bacchetta la sua Chiesa

Il Pontefice critico con i costi del palazzo della Santa Sede a Rho Per Ebola, alluvioni e cristiani perseguitati stanziata la stessa cifra

Tre milioni per il padiglione: il Papa bacchetta la sua Chiesa

Ad aggiudicarsi la progettazione del Padiglione Vaticano per Expo 2015, lo Studio Quattroassociati di Milano, un'opere di 360 metri quadrati circa e alta 15 metri in acquapane, ossia cartongesso, retta da una struttura metallina (in gergo, carpenteria metallica), la cui pavimentazione è in cemento-armato «spatolato». Un ingresso e un'uscita, senza un camminamento che lo attraversa. Un lato di questo edificio svetta con il suo frontone più alto degli altri e sempre rompersi proprio in questo punto. Immaginate di dare un pugno dentro e un foglio di carta bianca rigida e vedrete «infrangersi» quattro lembi che si ripiegano verso l'esterno ma anche verso l'intorno dove si trovano delle installazioni. Tutto il resto rimane intatto. Cosa sta a simboleggiare questo squarcio? Forse neanche i progettisti lo sanno, certo Papa Francesco non è stato soddisfatto perché le polemiche sui suoi costi continuano a fare discutere.

Tre milioni di euro, tanto è stato stanziato per il Padiglione Vaticano per Expo, è infatti una cifra che stando ai dati della Santa Sede è pari a quanto speso dalla Chiesa per aiutare i superstiti del ciclone Pan nell'Oceano Pacifico, per combattere l'Ebola; per aiutare Genova dopo l'alluvione, per le Comunità Cristiane in Irak. È coerente con gli obbiettivi della Chiesa spendere per l'Expo quanto si spende per fronteggiare le emergenze? Chi sta intorno a Papa Francesco è propenso per il no. E poco importa che i soldi - un milione di euro a testa - siano stati stanziati dal Pontificio Consiglio della Cultura, dalla Cei e dalla Arcidiocesi di Milano. La questione in fondo è soprattutto simbolica.

Secondo Monsignor Luca Bresson di Milano il Padiglione Vaticano è il giusto collegamento tra la vita interiore fatta di spirito e quella esteriore che dovrebbe essere contro il materialismo e la cultura dello spreco: «Cibo non solo come nutrimento dei corpi ma anche come crescita umana e culturale. Due gli spunti di riflessione provenienti dall'Ultima Cena di dimostrazione teologica, economica, educativa, religiosa e solidale. Lo dimostra la tavola in legno su cu sono proiettati gli ambiti della vita quotidiana in cui si può agire responsabilmente per cambiare il mondo». All'interno del Padiglione oltre a una tavola interattiva vi è anche una parete cinematografica e due opere d'arte che si alterneranno, «L'Ultima Cena» di Tintoretto, proveniente dalla Chiesa di San Trovaso a Venezia e l'Arazzo, «L'Istituzione dell'Eucarestia» di Peter Paul Rubens, dal Museo Diocesano di Ancona. Tra i tanti eventi il «Vaticano Day» l'11 giugno e sempre della sera tra Expo e il fuori Fiera l'evento dell'18 maggio che apre l'Expo vaticana in città, mentre a settembre la «Giornata del Creato» che spiega come proprio perché cristiani non si può non essere ecologici. Un lavoro di sensibilizzazione per ogni essere umano responsabile.

Sono già 2.605 i bar, i ristoranti e i negozi che hanno aderito al Patto per Expo.

Si tratta dell'accordo proposto dal Comune, sostenuto da Expo in Città e sottoscritto due mesi fa dalle principali Associazioni di categoria per creare e alimentare una grande rete informale che renda la città accogliente e aperta, in grado di orientare con servizi di qualità, imprese, visitatori e turisti durante e dopo Expo 2015. «Le adesioni in costante crescita -s piega l'assessore al Commercio Franco D'Alfonso - dimostrano come vi sia la volontà di contribuire al successo di Expo».

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