Ponti traballanti e non solo. Sono tante, 272, le infrastrutture a cui rimettere mano. E molte di più, 11mila, se si allarga lo sguardo oltre la Lombardia. Ormai si è superato il limite, hanno affermato i responsabili dell'Ance, l'associazione dei costruttori: o si cambia sistema o il rischio di crolli sistematici è inevitabile. Bisogna modificare le regole perché così non funzionano, come dimostra il fatto che si riescono a portare a termine le opere solo se si agisce con qualche deroga speciale. Genova in questo senso non è altro che l'ultimo esempio di un Paese che riesce ad avanzare solo per emergenze, di tragedia in tragedia.
Genova è stato l'ultimo segnale, quello definitivo che il sistema va riformato dalla base in su. Altrimenti si continueranno a contare i ponti e le scuole crollati. L'Ance, l'associazione che riunisce i costruttori delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, lancia il suo allarme durante la propria assemblea annuale: «Abbiamo veramente esagerato è il momento di riorganizzare lo Stato - ha affermato Marco Dettori, presidente di Assimpredil Ance - ci sono 45mila infrastrutture in funzione, di cui 11mila con necessità di controllo e di queste 272 sono in Lombardia; 300 ponti sono a grave rischio, mentre il 53 per cento delle scuole necessita di adeguamento antisismico e il 58 è fuori norma rispetto alle normative antincendio». E beffa delle beffe ci sarebbero pure i soldi per mettere a posto gran parte dell'Italia barcollante: sono 140 miliardi «stanziati e contabilizzati, dentro il bilancio dello Stato che tutte le volte che diventano spesa vengono fatti slittare (vedi piano periferie) perché impattano sulla cassa e vanno in concorrenza sulla spesa corrente, ma cos'è questa? Una inefficienza programmata?» domanda Dettori. L'unico modo in cui si riesce a portare a compimento qualche risultato è con leggi in deroga, un'ulteriore conferma che il sistema non funziona, come per Genova: «Con il progetto dell'architetto Renzo Piano (grazie senatore, ma perché proprio lei?) - ha chiesto Dettori - con realizzazione da parte di Fincantieri (nessuno dubita sulle potenziali capacità, ma perché proprio loro?) si dovrà ricorrere a procedura straordinaria». E secondo i costruttori nemmeno Milano si salva da questo tipo di sistema paralizzato dai bolli che ignora «ciò che avviene in cantiere».
«Attenzione ad attaccare troppi vagoni al locomotore» ha ammonito Dettori, perché il rischio è che a furia di appesantirlo, poi non riesca a muoversi. Qualche passo in avanti è stato fatto, soprattutto sul Piano di governo del territorio e sulla riorganizzazione della macchina amministrativa. Anche se lo stesso sindaco Beppe Sala ha dovuto ammettere che dopo i cambiamenti nell'amministrazione ci sono «aree la cui rilevanza è diminuita, ma con molto personale e altre con poco». L'efficienza del settore è fondamentale visto che solo in Lombardia, secondo i dati della Camera di commercio, sono 133mila le imprese per 268mila addetti. Nel discorso di Dettori hanno occupato il loro peso anche i social network, individuati come termometro per rilevare l'insoddisfazione generale nei confronti del sistema.
C'è chi però vede il bicchiere mezzo pieno: «Nel generale disastro degli ultimi anni, il sistema lombardo regge o almeno cerca di reggere ha spiegato Foroni, l'assessore regionale al Territorio - Facciamo quindi in modo che la Lombardia riparta».
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