La Lombardia rischia di passare da un arancione molto scuro al rosso. Il nuovo Dpcm che sarà presentato dal ministro Roberto Speranza in parlamento domani e che dovrebbe entrare in vigore sabato, cambia le regole del passaggio dalla fascia arancione a rossa: con Rt 1 si è in arancione, con 1.25 in zona rossa. Ecco che la Lombardia, con Rt a 1,24 guarda con ansia l'andamento della diffusione del contagio per conoscere venerdì (giorno in cui il Cts dà le pagelline alle regioni sulla base di diversi indicatori tra cui numero dei nuovi contagi, indice Rt e tasso di occupazione delle terapie intensive) il suo destino. Tra le nuove restrizioni che potrebbero scattare sulle zone rosse il divieto d'asporto per i bar dalle 18 come misura anti-movida e il divieto di uscire dalla propria regione anche se gialla.
Il primo a lanciare l'allarme è il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: «Dobbiamo prestare grande attenzione a quello che accadrà questa settimana. È chiaro - ha spiegato - che se ci fosse un passaggio alla zona rossa si proseguirebbe automaticamente con la didattica a distanza al 100% per la scuole superiori», comprese le classi seconde e terze della medie. «Ancora una volta - commenta Fontana - voglio ribadire quanto sia necessario porre in essere, su scala nazionale, un modello che vada oltre a valutazioni settimanali e comunque basate sul breve periodo. Serve un sistema più consolidato, in grado di garantire certezze concrete in ogni ambito, sia produttivo, sia di carattere famigliare, come ad esempio per l'attività scolastica. La semplice definizione dei colori e delle relative fasce, basata su valutazione che spesso cambiano con frequenza molto rapida - polemizza il governatore - vanno nella direzione opposta a quello che chiedono i cittadini e le imprese creando solo incertezze e danni economici rilevantissimi». Un esempio concreto: l'annuncio della riapertura delle scuole superiori il 7, poi l'11 slittato al 24, o l'apertura degli impianti da sci, annunciata per il 18, che molto probabilmente dovrà slittare. Riprendendo il tema della scuola, il governatore ha annunciato «una sperimentazione importante e basata sullo screening di studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado per verificare concretamente l'incidenza del virus in questo ambito».
La premessa? L'indagine svolta dall'Associazione Italiana di Epidemiologia che «ha evidenziato come ci sia un'alta percentuale di infettati nella fascia tra i 14 e i 19 anni: sono tutti pauci sintomatiche, asintomatici o senza alcun tipo di sintomo che però possono contribuire a diffondere il virus», chiarisce Fontana. In particolare lo studio ha monitorato l'andamento dell'incidenza del Coronavirus, per classi di età, dal 21 settembre al 27 dicembre, importante per evidenziare gli impatti delle contromisure adottate a livello nazionale e gli eventuali effetti negativi sulla frequenza di infezioni identificate di varianti virali con circolazione selettiva in gruppi di età diversi. Quello che emerge è un picco di contagi tra i 14 e i 18 anni in regione tra il 26 ottobre e il 1 novembre con oltre 600 casi ogni 100mila abitanti. Tra i 19 e i 24 anni il picco si tocca nelle settimane tra il 26 ottobre e l'8 novembre, con un'incidenza di quasi 700 casi ogni 100mila abitanti. La curva scende velocemente dopo la chiusura delle superiori stabilita in Lombardia il 26 ottobre.
«Io e i miei colleghi governatori - chiude Fontana - siamo assolutamente convinti della necessità di che la scuola si svolga in presenza, ciò non toglie che non possiamo negare le risultanze che emergono dai numeri e dalle preoccupazioni che tutti nostri medici e scienziati evidenziano».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.