Veronica è viva per miracolo. Per destino, perché quando è scritto che devi vivere è così e basta. Lei, ieri mattina, la traiettoria del 31enne Mada Kabobo l'ha incrociata due volte. La prima, in via Monterotondo: in quella strada, una di quelle dove l'uomo, di fronte ai palazzoni bianchi, ha colpito con un piccone un ragazzo di 21 anni, Veronica ci abita. Alle 6.25 è uscita di casa, come ogni giorno, per andare al lavoro. Fa la custode in un condominio.
«Di solito tiro dritto verso via Ornato, dove prendo l'autobus - racconta -, ma stamattina (ieri, ndr) ho deciso di fermarmi al bar di Pasquale». Ed eccolo, il secondo incrocio, quel momento in cui un attimo prima o un attimo dopo fanno la differenza: «Quando sono arrivata ho visto quest'uomo a terra, lì, sotto i tavolini del bar, la saracinesca era ancora abbassata. Aveva la testa coperta di sangue, non si riusciva a vedergli il volto». La ragazza ricorda che c'era un altro uomo, italiano, che passava di lì più meno contemporaneamente a lei, «ma è si è allontanato subito, spaventato». Come lei: «Non sapevo bene cosa fare, so solo che c'erano dei ragazzi vicino a un'auto che gridavano, facevano segno all'ambulanza, che stava arrivando in quel momento, che era quello il punto in cui doveva fermarsi». Aveva ipotizzato una rissa. «Me ne sono andata al lavoro, poi mi ha telefonato mio padre, mi ha raccontato tutto, e io ho pensato che sarebbe potuto succedere a me». Veronica è ancora sotto shock.
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