Gidon Kremer, da poco 71 anni, lettone di origine tedesca: un (vero e proprio) intellettuale del violino. Un maestro che nella sua lunga e prestigiosa carriera a un certo punto ha anche deciso di esercitare l'arte maieutica (e che arte!), a favore delle nuove generazioni, per insegnare l'uso dell'arco e dello strumento, lo stesso che ha impugnato per la prima volta a soli quattro anni incoraggiato da papà Markus e nonno Karl, che erano professionisti dell'archetto. Tra le sue creature predilette, sicuramente la Kremerata Baltica. Che sarà con lui in scena.
Il progetto che porta oggi al Conservatorio «Giuseppe Verdi» - dove si esibirà proprio con l'ensemble da lui fondato oltre venti anni fa - lo vuole sul palcoscenico pure come solista. Prima dell'«Ottetto op.20» di Felix Mendelssohn, il violinista si cimenterà con i «24 Preludi per solo violino» originariamente scritti per violoncello dal compositore polacco Mieczyslaw Weinberg. Pagine riviste e trascritte, dunque.
L'interpretazione dei brani farà da colonna sonora alla proiezione su grande schermo di immagini del fotografo Antanas Sutkus, classe 1939 - conosciuto tra l'altro per la fotografia riportata sulla copertina del bestseller Anime Baltiche -: si tratta di scatti di vita fatti nel periodo sovietico, negli anni Sessanta.
Operazione culturale di quelle che a Kremer piace fare sicuramente. «Il progetto dimostra che Mieczyslaw e Sutkus condividero una stessa esperienza di vita. I suoni e le immagini riflettono il mondo di una particolare utopia ideologica, imposta a tutti durante il periodo sovietico».
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