Milly, l’estremista anti cemento povera, snob e Moratti per caso

(...) celandoli dietro una certa snobbistica trasandatezza - del tipo che solo il ricco si può permettere, ma lei ricca non è nata - e interpretando appassionatamente la parte dell’estremista dura e pura. Anche se in fondo si tratta solo di un estremismo ambientalista. Questo per dire che il suo stesso aspetto, la sua apparenza è il risultato del groviglio di contraddizioni che la avvolge e in cui, peraltro, sembra muoversi con una certa signorile disinvoltura, perché anche se non è nata ricca, la Milly è nata signora. E tralasciamo la bizzarra condizione politico-famigliare di trovarsi ad essere punta di lancia dell’opposizione di sinistra a Palazzo Marino e cognata del sindaco di centrodestra: sono cose che possono capitare e sono già capitate ad altri.
Ma è questo groviglio di contraddizioni che la porta, dunque, a fare l'estremista ecologista pur essendo entrata a far parte di una famiglia la cui enorme ricchezza viene dal nemico numero uno dell'ambiente, il petrolio. Milly, intelligente e colta, laureata in fisica teorica, non è una arrampicatrice sociale: ha conosciuto Massimo Moratti per caso, da sessantottina, lo ha sposato per amore ed è ancora evidentemente innamorata di suo marito. Non è una rampeghina ma vive nel terrore di apparirlo. Infatti preferisce apparire come la più povera consigliera di Palazzo Marino, 16.000 euro all’anno, ma sappiamo tutti che è una illusione ottica della separazione dei beni. Nei fatti forse solo sua cognata sindaco è più ricca di lei. E nel tentativo di risolvere il conflitto col (suo) denaro, di sembrare quello che sostanzialmente non è, Milly esagera. Esagera nel continuare a vestirsi come una sessantottina, nel rifiutare - per quanto le è possibile - una colf di troppo, nell'usare la bici anche quando piove per andare da casa a Palazzo Marino (pochi metri, ad onor del vero), nel voler cucinare lei per i suoi e per gli ospiti e preferibilmente piatti tradizionali - entusiasta seguace dello Slow Food a chilometro zero di Carlin Petrini - in qualche occasione perfino per tutta l’Inter ad Appiano Gentile: polenta con i funghi e col gorgonzola; nel devolvere somme considerevoli a Emergency di cui è formidabile sostenitrice e presidente dal ’99. Naturalmente questa ricerca ansiosa del superamento della contraddizione la costringe a qualche acrobazia: perciò quando la Veneranda Fabbrica ma anche qualcuno a sinistra protesta per la notte di baldoria in piazza Duomo dopo la conquista della Champions League da parte dell’Inter lei se la cava con la solita tiratina laica, multietnica ed ecologista: «La piazza è religiosa e laica insieme, punto d’incontro di varie etnie. Tanti elementi possono dare dignità a un luogo fra cui un verde ordinato…». E che centra il verde? Mah. E cosa succederà all'Inter con l’arrivo del simpatico Rafa Benitez al posto del super-vincente Mourinho? «Rimane una squadra costruita con l’amore degli interisti, tra cui c’è anche mio marito». E i danèe? Ma sì, ci sono anche quelli, ma quello che conta è l’amore. E se poi il sindaco della «sua» Forte dei Marmi si lamenta perché i russi se la stanno comprando tutta, lei propone come soluzione il ritorno nel centro della cittadina versiliana di artigiani, bottegai e panettieri al posto dei negozi griffati. E chi paga quegli affitti? Non è un problema di Milly. Lei, che non avrebbe voluto l'Expo, che ordina sondaggi per dimostrare che i milanesi non vogliono i grattacieli, ora è impegnata in uno scontro durissimo, campale, all'ultimo voto contro il Pgt, il nuovo piano regolatore: più verde meno cemento, più prati meno case, sì alberi no grattacieli. Più paesone meno metropoli.

Perché meravigliarsi, allora se proprio dalle sue parti politiche arriva una tegola fiscale contro il progetto dell’Inter di suo marito Massimo di costruire una stadio di proprietà? È ben noto che gli stadi sono costruiti in cemento. Tanto cemento.

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