"Il mio canto libero sui pensatori divisivi"

Oggi esce il nuovo disco di Enrico Ruggeri "La Caverna di Platone". "Si critica chi stimola la discussione e il confronto"

"Il mio canto libero sui pensatori divisivi"
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Caro Enrico Ruggeri, lo sa che forse è un record?

«Cosa?».

Il suo La caverna di Platone è probabilmente il primo disco di musica leggera che usa come titolo un mito filosofico.

«In realtà quel brano è una canzone d'amore, almeno in partenza. Poi si è allargato fino a raccontare il dualismo tra la realtà e la nostra percezione di essa. Ma all'inizio il titolo avrebbe dovuto essere un altro».

Quale?

«Arrivederci addio, come il brano che chiude il disco. Poi ho pensato che sarebbero iniziate le illazioni sul mio ritiro e sarebbero partite le solite lugubri illazioni, oltre all'inevitabile sospetto che iniziassi un tour d'addio lungo tre o quattro anni».

Anche le sue parole lente e riflettute confermano quanto Enrico Ruggeri sia arrivato al punto più alto e rotondo della propria ispirazione. In effetti lui ammette che «i migliori dischi della mia carriera sono probabilmente gli ultimi tre o quattro», ma non c'è solo questo. Enrico Ruggeri è uno degli uomini di spettacolo più completi in circolazione. Produce musica da decenni, è continuamente in tour, ha un programma tv che fa ascolti a ore impensabili (Gli occhi del musicista su Raidue), scrive libri (l'ultimo è l'autobiografia 40 Vite per la Nave di Teseo) e soprattutto non si tira mai indietro. A qualsiasi costo. Anche a quello di essere criticato. Ha canto le donne con rara sensibilità, ma con altrettanta tenacia ha conservato lo spirito punk. Anzi, forse è più punk oggi a 67 anni di quando era pivello nei Decibel o vittorioso a Sanremo con Mistero. E anche i tredici brani di questo disco La caverna di Platone (18 nella versione in vinile) hanno quello spirito di giovane ribellione che resta anni luce lontano dagli stereotipi di tanto pop. Ogni tanto ci vuole.

Ruggeri, quanto autotune usa?

«Non so proprio usarlo».

È fuori moda.

«Ci sono due tipi di autotune. Quello palese. E quello sottile di chi lo infila di nascosto per migliorare l'intonazione, ed è ancora peggio».

Il disco si apre con Gli eroi del cinema muto.

«Mi piaceva aprire le danze dicendo benvenuti».

Il riferimento è a un periodo ben preciso del cinema.

«Ma quello tra gli anni Trenta e Quaranta ha cambiato tutto. Oggi siamo in mezzo a una rivoluzione ma si è modificata soprattutto la diffusione del pensiero».

Poi c'è Il poeta, un brano manifesto.

«È un omaggio al libero pensiero attraverso il racconto di un protagonista che viene prima escluso dalla vita sociale e poi eliminato».

A chi si riferisce.

«Beh da Socrate a Pasolini passando per Ezra Pound e Oscar Wilde, tanto per citare qualcuno».

Oggi si definirebbero divisivi.

«Oggi si utilizza quel termine in senso negativo, ma non sono d'accordo. Un uomo divisivo è un uomo che stimola il dialogo. Questo brano, e anche il disco, è anche un'ode ai divisivi».

Ruggeri è divisivo?

«Direi di sì, basta vedere le mie pagine social che accendono critiche ma anche consensi».

Quanto costa a Ruggeri essere divisivo?

«Dal punto di vista istituzionale, non si può quantificare. Ma tante volte si capisce quanto costa».

Poi ci sono le critiche sui social, che ormai sono senza freni inibitori.

«Ho imparato a difendermi, ma mi fanno ancora male quelle non vere, tipo che invidio i giovani o che voglio per forza rimanere attaccato al mio lavoro».

I social sono volani di cattiveria.

«Si vede gente che nella foto profilo è con moglie e figli in riva al mare ma poi scrive cose di cattiveria o volgarità pazzesche».

Ruggeri è anche su Raidue con Gli occhi del

musicista, e gli ascolti vanno benone.

«Mi fa sorridere chi attribuisce il mio ritorno in tv al governo Meloni. Ma secondo voi, dopo così tanti anni, la vera notizia è che torno in tv oggi o che non fossi presente prima?».

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