Per nove anni un dirigente e due responsabili dell'Aem (oggi A2A) avrebbero vessato e umiliato un ingegnere informatico di 64 anni, mettendolo a lavorare da solo, senza internet e senza altri supporti tecnici, vicino agli spogliatoi e alla mensa della sede aziendale. Ora i tre manager sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di maltrattamenti. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal giudice per l'udienza preliminare Donatella Banci Buonamici, che ha ritenuto corretto l'impianto accusatorio del pubblico ministero Maurizio Ascione. In base a quanto ricostruito dalla Procura Mauro B., dirigente e responsabile del personale, Massimo T. ed Emilio V., responsabili della produzione, avrebbero mobbizzato il dipendente dal 1999 al 2008 mettendo in atto «una condotta abituale, ripetuta e sistematica di vessazioni, prevaricazioni e umiliazioni», si legge nel capo di imputazione, nell' ambito di un piano di riduzione del personale. Al punto che la vittima, responsabile del settore sviluppo, avrebbe patito una condizione di «stress da non lavoro» che gli avrebbe causato «disturbi psichici». Tra gli episodi citati, lo smantellamento di due uffici nei quali lavorava, quello della sede milanese e quello di Cassano d'Adda, dove era stato trasferito. L'ingegnere sarebbe stato poi costretto a lavorare per anni in un «piano isolato riservato a spogliatoi e refettorio», senza cellulare, stampante o altri supporti tecnici, né collaboratori.
Gli imputati, secondo l'accusa, avrebbero anche avuto «la pretesa vessatoria di risultati lavorativi in mancanza di risorse e supporti». Il processo a loro carico prenderà il via il prossimo 17 febbraio alle 9.30 davanti al giudice monocratico della nona sezione penale. L'ingegnere si è costituito parte civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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