Giornata del selfie: nascita e morte di un fenomeno culturale

Chi è che non si è mai scattato un selfie nella propria vita? Il fenomeno, che viene celebrato con una giornata mondiale, ha però radici ben più antiche di quello che si potrebbe immaginare

Giornata del selfie: nascita e morte di un fenomeno culturale

Mentre per gran parte del mondo il 21 giugno è la giornata in cui si celebra l'inizio dell'estate, per molti altri la stessa data è utile a celebrare la Giornata mondiale del selfie. Quello che prima si chiamava autoscatto e che poi, grazie all'avvento degli smartphone, è diventato un vero e proprio fenomeno di massa se non un marchio distintivo, qualcosa che è riuscito a cambiare non solo il modo di fare le foto, ma anche la concezione di collezionare ricordi, fino a intaccare anche l'idea di divisimo.

Storia del selfie: le origini

Se si cerca la parola "selfie" sul sito dell'Enciclopedia Treccani, la prima spiegazione del lemma che salta agli occhi è quella che recita: "autoritratto fotografico". Due semplici parole che, tuttavia, riescono in modo inequivocabile a spiegare la natura del selfie, che non consiste in altro se non a scattarsi una foto per ritrarre se stessi. Una forma di autocelebrazione, ma anche di vanità, utile a fermare un momento della propria vita e del proprio aspetto. Se ci si attiene a questa spiegazione del selfie, potrebbe sorprendere il fatto che il primo selfie mai scattato è stato realizzato molto tempo prima che venissero inventati i telefoni cellulari. Come si legge sul The Economic Times il primo ''autoritratto'' è stato scattato nell'ormai lontanissimo 1839. Lo scatto venne fatto da Robert Cornelius, un chimico amatoriale appassionato di fotografia che viveva a Philadelphia.

L'uomo scattò un'immagine - naturalmente in bianco e nero - di se stesso nel retro del negozio di lampadari che gestiva insieme alla famiglia. Su Medium, invece, si legge di come nel 1914 sia stato scattato quello che potremmo definire il primo "selfie allo specchio" che rappresentava un personaggio tutt'altro che anonimo. Lo scatto, infatti, rappresenta Anastasia Nikolaevna, la figlia più giovane dello zar di Russia ed è stato realizzato utilizzando una Kodak Brownie. Nel 1966 venne invece condiviso lo scatto fatto da Buzz Aldrin durante la missione Gemini 12, rappresentando il primissimo autoscatto fatto nello spazio.

La nascita del termine e la diffusione del fenomeno

Tutti questi esempi possono essere considerati degli "antenati" dei selfie, dei semplici autoscatti fatti con i mezzi dell'epoca. Per parlare di selfie vero e proprio bisogna aspettare il 2002 come scrive ABC Science. Il 13 settembre 2002 un utente australiano posta su un forum scientifico di ABC Science (che fa parte di ABC News) un post in cui appare per la prima volta il termine. Nel post un ragazzo spiega di essere caduto durante una festa di compleanno di un amico e di aver battuto il labbro su dei gradini.

Alla fine del commento, il ragazzo scrive: "Scusate la messa a fuoco, era un selfie". E alle parole aggiunge un'immagine di se stesso, scattata autonomamente. Pian piano il termine cominciò a circolare online, anche grazie all'introduzione, nel 2003, dei primi modelli di cellulare che avevano la fotocamera anteriore e permettevano dunque alle persone di inquadrare e vedere cosa avrebbero scattato. Nel 2011, poi, con la diffusione di Instagram, il primo social media interamente dedicato alle immagini, la parola selfie diventa un hashtag. Il primo post ad usarlo è quello dell'utente Jennifer Lee che potete vedere qui sotto:

Il post, che è ancora su Instagram, continua a collezionare commenti che plaudono Jennifer Lee per aver fatto la storia, utilizzando per prima un hashtag che, ad oggi, controllando su Instagram, conta 23.226.120 post se si cerca #selfies e più di 270 milioni se si cerca #selfie. Il successo di Instagram ha fatto sì che i selfie diventassero parte della conversazione, al punto che sul sito della Treccani lo scatto non è definito solo come un autoritratto, come si diceva all'inizio del paragrafo, ma come un autoritratto "generalmente fatto con uno smartphone o una webcam e poi condiviso nei siti di relazione sociale". Come si legge su The Culture Trip, questo particolare tipo di autoscatto diventa poi un fenomeno riconosciuto dalla cultura quando, nel 2013, il lemma viene inserito nell'Oxford English Dictionary ed eletto Word of the year, parola dell'anno.

Selfie, condivisioni e morte

Man mano che i selfie diventano parte della quotidianità - dei giovani, ma non solo - e i social media crescevano di importanza, il bisogno di mostrare e condividere è salita in modo esponenziale. Al giorno d'oggi siamo ormai abituati all'idea di condividere tutto: i social media sono pieni di personaggi più o meno famosi che hanno costruito la loro fama sulla curiosità voyeuristica del pubblico, sulla capacità di mostrare molti aspetti della propria vita. Nel 2013/2014, all'inizio dell'esplosione del fenomeno, la condivisione era ancora qualcosa di nuovo, qualcosa che ti faceva sentire al di sopra degli altri. Questo ha fatto sì che molti utenti, alla ricerca del selfie unico finissero con lo spingersi oltre i limiti, pur di avere lo scatto perfetto. Questo ha fatto sì, come riporta la CNN, che la ricerca dell'autoscatto portasse alla morte.

Dal 2014 al 2016, data dei primi report sul tema, 49 persone persero la vita in incidenti legati ai selfie. Più di un quarto di queste morti riguardava persone di 21 anni d'età, e il 75% era di sesso maschile. Si tratta di un trend che non si è fermato ai primi anni di diffusione di questi scatti: l'ultimo caso in ordine di tempo che può essere considerato una morte per selfie è avvenuto il 4 giugno 2024, in Messico. Come si legge sul sito InfoBae, una donna è morta a Nopala de Villagràn, in Hidalgo, per essersi avvicinata troppo al treno a vapore conosciuto con il nome di La Emperatriz. La donna voleva farsi un selfie con la locomotiva alle spalle, ma si è avvicinata troppo al punto che la sua testa è stata colpita da un pistone, causando la morte pressoché immediata.

I selfie più famosi

Dal momento che i selfie, per lungo periodo, sono stati un fenomeno di massa ma anche un mezzo per raccontarsi, non è strano immaginare che siano stati usati anche nel mondo dello spettacolo e dell'informazione. Da una parte, per i fan di celebrità e personaggi famosi, i selfie hanno reso molto più facile scattare una foto ricordo con il divo prediletto. Ancora oggi, basta guardare la diretta di un qualsiasi tappeto rosso, come ad esempio quello della Mostra del Cinema di Venezia, per vedere quanto le persone siano sempre con il telefono in mano, pronte a fare un selfie con l'attore o l'attrice di turno. Anzi, spesso molte persone non scattano una foto per avere il ricordo del momento in cui hanno incontrato un attore particolarmente amato, ma solo per collezionare scatti, come se il proprio valore venisse misurato dal numero di scatti effettuati anche con persone semi-sconosciute.

Questo, però, apre un discorso diverso, ossia il bisogno di "fingere" di avere sempre qualcosa da condividere per sentirsi parte della comunità online che porta poi a quella che oggi è conosciuta come FOMO, acronimo che sta per Fear of Missing Out, la paura cioè di sentirsi tagliati fuori dalla vita digitale. Al di là dei fan, però, i selfie sono stati utilizzati anche da personaggi di spicco. Come si legge sul The Guardian, ad esempio, anche Barack Obama non si è sottratto alla "moda". Ma il selfie più famoso rimane quello scattato nel 2014 da Ellen Degeneres durante l'86a edizione dei Premi Oscar. L'allora presentatrice della cerimonia di consegna degli Academy Awards scese in platea tra ospiti e nominati e scattò un selfie con moltissime star, tra cui Brad Pitt, Angelina Jolie, Jennifer Lawrence, Julia Roberts, Bradley Cooper e Meryl Streep. Il selfie divenne un selfie da record con due milioni di retweet in meno di due minuti, come riporta Vanity Fair.

È arrivata la fine?

Oggi c'è da chiedersi se l'epoca dei selfie sia finita. Instagram, come si sa, sta affrontando un periodo nerissimo, risentendo anche della competizione di Tik Tok, che preferisce i video alle immagini statiche. Proprio il successo del social network cinese ha portato Instagram a inserire i reels, proprio per stare al passo, facendo sì che la piattaforma "spingesse" maggiormente i contenuti video rispetto alle semplici foto. Inoltre c'è stato un cambio generazionale e ora a "tenere le redini" dei social sono coloro che fanno parte della cosiddetta Generazione Z. Proprio questi ultimi hanno cominciato a considerare "cringe" e quindi imbarazzante e inquietante, il ricorso agli autoscatti semplici. Da una parte, come si legge sulla BBC, la cultura dei selfie viene messa sotto scacco da parte delle istituzioni e dei siti che vogliono un maggior rispetto, vietando perciò immagini all'interno di determinati luoghi.

Ad esempio, chiunque abbia viaggiato verso Parigi negli ultimi anni, saprà che è vietato fare foto all'interno di un luogo molto instagrammabile come la libreria Shakespeare & Co. Dall'altra l'importanza della condivisione sui social e dello status quo che da essa deriva ha fatto sì che gli utenti pian piano smettessero di fare autoscatti improvvisati, pensati per fermare un momento, concentrandosi su foto sempre più patinate, costruite, che oggi fanno largo uso di filtri, manipolazione fotografiche e, non da ultima, intelligenza artificiale. I selfie, in un certo senso, erano nati per mostrare la verità del momento: oggi viviamo in un'epoca in cui, almeno sui social, niente di quello che si vede è vero.

Ciò, unito alla diffusione dei video brevi e alla concezione della Gen Z che reputano l'atto di farsi un autoscatto un gesto da boomer così è arrivato il tramonto di un fenomeno a cui, tuttavia, va riconosciuta la capacità di dettare il passo del nuovo millennio, al punto da avere una giornata mondiale dedicata proprio ad esso.

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