TikTok, respinto il ricorso negli Usa: l'app sarà venduta o bloccata entro il 19 gennaio

La Corte d'Appello ha negato l'eccezione di costituzionalità della legge che forzerà ByteDance a vendere la maggioranza dell'app per evitare il bando negli Usa. I legali: "Ci rivolgeremo alla Corte Suprema"

TikTok, respinto il ricorso negli Usa: l'app sarà venduta o bloccata entro il 19 gennaio
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Nuova puntata nella battaglia legale tra la società proprietaria della piattaforma TikTok ed il governo federale statunitense. Un pannello di tre giudici della Corte d’Appello federale di Washington ha negato la richiesta della società cinese ByteDance di fermare l’applicazione della legge che prevede il bando delle piattaforme la cui proprietà è collegata a stati “ostili” agli Stati Uniti. Una decisione che prosegue la tendenza dei giudici americani a forzare un passaggio di mano della controversa piattaforma di video brevi per evitare che i dati degli utenti statunitensi finiscano nelle mani del Partito Comunista Cinese.

Una decisione controversa

L’opinione della maggioranza, scritta dal giudice Douglas Ginsburg, esperto e rispettato giurista nominato durante la presidenza Reagan, sembra porre la parola fine alle speranze di ByteDance di evitare che la norma approvata dall’amministrazione Biden la metta di fronte all’obbligo di vendere una quota di maggioranza per evitare che TikTok venga bandito dagli smartphone negli Usa. “Concludiamo che le porzioni della legge che sono state messe in dubbio dalla controparte, ovvero le norme che riguardano TikTok e le varie entità ad esse legate, sono in accordo con la Costituzione degli Stati Uniti. Per questo neghiamo la petizione”.

Sostenitori TikTok protesta Washington

In realtà la sentenza di 92 pagine scende nei dettagli di questa vicenda iniziata sette mesi fa, quando TikTok, ByteDance ed altri gruppi avevano sollevato un’eccezione di costituzionalità contro la legge “anti-TikTok”. Secondo il team legale dell’azienda cinese, costringere ad un cambio di proprietà con la minaccia di bloccare un’app usata da più di metà della popolazione americana sarebbe una palese violazione del Primo Emendamento, quello che protegge la libertà di parola per tutti i cittadini statunitensi.

TikTok: "Deciderà la Corte Suprema"

La risposta di TikTok è arrivata nella giornata di sabato e fa intuire che il team legale pensa di portare la questione direttamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti, il massimo organismo giudiziario del paese. Questa è la dichiarazione fatta circolare in serata: "La Corte Suprema vanta una lunga tradizione nella tutela del diritto alla libertà di espressione negli Stati Uniti, e confidiamo che agirà con la stessa determinazione su questa rilevante quastione costituzionale. Purtroppo, il ban di TikTok è stato ideato e sostenuto basandosi su informazioni inesatte, fuorvianti e speculative, configurandosi come una vera e propria forma di censura nei confronti del popolo americano. Se non sarà fermato, questo divieto rischia di soffocare le voci di oltre 170 milioni di americani negli Stati Uniti e in tutto il mondo a partire dal 19 gennaio 2025". La battaglia è quindi sarebbe ancora lungi dall’essere finita. Se da un lato trascinerà lo scontro tra il governo statunitense e la Cina ma avere anche conseguenze imprevedibili per la libertà di parola nel mondo digitale.

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Molti osservatori hanno notato come il termine ultimo per l’obbligo di vendita della società sia il giorno prima dell’inaugurazione di Donald Trump, cosa che non sarebbe affatto casuale. Il 47° presidente degli Stati Uniti, durante la campagna elettorale, aveva promesso di “salvare TikTok”: non certo per simpatie nei confronti del Pcc ma perché questa norma garantirebbe al governo federale la possibilità di forzare cambi di proprietà nei confronti di piattaforme poco gradite. Visto che i rapporti tra Usa e Cina volgono alla tempesta, Trump potrebbe trovarsi nella situazione poco gradita di dover difendere una legge che ha sempre ritenuto sbagliata. Nel limbo, oltre agli utenti, anche le migliaia di content creator che guardano con orrore alla possibilità che la piattaforma che gli consente di vivere sia messa al bando.

Al momento il team che si occupa della transizione non si è ancora espresso sulla questione ma, visto il rischio di cancellare dai telefoni di milioni di adolescenti la loro piattaforma preferita, è probabile che questa sarà una delle questioni che il nuovo presidente dovrà affrontare già dal 20 gennaio.

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