Di fronte a vini blasonati di fama mondiale, valutati a sei zeri, la cautela è d’obbligo per evitare colossali fregature. Nessuno si sognerebbe di acquistarli alla cieca, senza consultare un esperto. Ma al cospetto di uno scaffale del supermercato, tra bottiglie libere da taccheggio e offerte della settimana, il sospetto che tra alcuni vini si potesse nascondere l’inganno, quello non si era ancora insinuato. Ecco perché qualcuno ha pensato bene di usarlo come palcoscenico per agire indisturbato.
E tra tutte le truffe a carico del consumatore, anche quelle più nostrane, l’ultimo grande imbroglio costruito illegalmente alle spalle della nota fama del Bordeaux e dei suoi estimatori, scoperto nel settembre nel 2021 (per caso) dalla gendarmeria francese, getta luce su un universale fenomeno inquietante. E fornisce il progetto del disegno (quasi) perfetto di una architettura criminale. Che ha pensato a tutti i dettagli.
Dalla bottiglia di vetro, la classica bordolese identica a quelle originali, al vino, rosso, per il quale la regione è soprattutto famosa e alle etichette, perfette. La carta d’identità ultima alla quale ci si affida prima dell’acquisto. Che sponsorizza un terroir speciale ma che nelle truffe maschera una bugia colossale. Ma le bugie hanno le gambe corte e il diavolo fa le bottiglie e forse i tappi ma non le etichette perché, per ironia della sorte, queste stesse etichette, scoperte per caso, a migliaia, durante una perquisizione per un’operazione antidroga, hanno causato il crollo del castello (o del chateau per dirla in francese) e dei suoi segreti.
Secondo le informazioni divulgate del procuratore della Repubblica Frédérique Porterie che si era occupata del caso, aperto nel novembre del 2021, per anni, centinaia di migliaia di bottiglie di “vino mediocre”, fatto con uva e vitigni provenienti da una non meglio precisata zona della Spagna, etichettate come bordeaux, sono state prodotte e distribuite anche all’estero. Il tutto grazie a “contatti spagnoli” conosciuti alla persona a capo della truffa. E che secondo i gendarmi specializzati del “gruppo vini” era supportato da una ramificata organizzazione che stampava un “numero importante di etichette e che agiva con una certa discrezione l’imbottigliando solo di notte ”, aiutata da una rete di distributori ufficiali e ufficiosi estesa, tra società, pensionati ed imprenditori.
Il procuratore della Repubblica Frédérique Porterie, come riporta Le Figaro in un articolo di luglio del 2022, descrisse la criminale azione come "un inganno architettato puntando sull’immagine conosciuta e vincente del vino bordeaux di gamma media a prezzi estremamente competitivi". Che deve essere stata la ragione principale di tanto successo commerciale prima della sua scoperta, che ignari ed indifesi consumatori hanno alimentato. Perché il prezzo rimane un indicatore importante per smascherare una truffa. Uno dei primi strumenti di valutazione in mano al compratore. Che se è eccessivamente basso dovrebbe allertare, insinuando il dubbio, soprattutto se il vino proviene da zone in cui l’uva, cioè la materia prima, ha un valore economico importante.
Poi c’è il canale di acquisto da ponderare. Perché, secondo gli esperti, le truffe fioriscono con grande facilità on line e l’avvento dell’e-commerce ha trasformato il settore in un far west fuori controllo. Attenzione al prezzo dunque ma anche cautela nello shopping in rete. Meglio rivolgersi all’enoteca o alla cantina di fiducia. E infine c’è l’atteggiamento dell’appassionato enofilo che può fare la differenza.
Di fronte alla tentazione di acquistare un grande nome offerto a prezzi stracciati, dietro al quale si potrebbe nascondere un inganno, l’esercizio di volgere lo sguardo curioso verso marchi meno noti può essere una soluzione vincente, che mette al riparo da fregature e apre nuovi orizzonti, alla ricerca di gusti differenti.Perché i vini e i vignaioli non sono tutti uguali.
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