11/9, il trauma ancora vivo nella memoria degli americani

A 15 anni dall'11 settembre, quando l'attentato più grave della storia degli Stati Uniti causò 2.977 vittime e sconvolse il mondo, il 91% degli americani adulti afferma di ricordarsi esattamente cosa faceva quando apprese la notizia

11/9, il trauma ancora vivo nella memoria degli americani

A 15 anni dall'11 settembre, quando l'attentato più grave della storia degli Stati Uniti causò 2.977 vittime e sconvolse il mondo, il 91% degli americani adulti afferma di ricordarsi esattamente cosa faceva quando apprese la notizia. La percentuale, l'83%, è altissima anche per chi ha meno di 30 anni e allora aveva un'età compresa fra 3 e 13 anni. Il dato, evidenziato da uno studio del Pew Research center, sottolinea come il trauma sia ancora vivo nella memoria degli americani.

E per la prima volta, lo stesso centro di rilevamento evidenzia come sia in crescita il numero di chi teme un nuovo grosso attentato sul territorio americano. Secondo i dati, il 40% degli americani ritiene che la capacità dei terroristi di perpetrare un nuovo grave attentato negli Stati Uniti sia aumentata. Si tratta, sottolinea il Pew, della percentuale più alta dal 2002. Ma è veramente così? Malgrado l'allarme terrorismo sia cresciuto, soprattutto in relazione ai sanguinosi attentati in Francia, molti esperti americani di sicurezza non sono affatto di questo avviso. Ritengo che il nostro paese "sia più sicuro di quanto lo fosse 15 anni fa", scrive sul sito Vox il professor Daniel Byman, ex direttore del Centro di Studi sulla Sicurezza della Georgetown University e del centro di ricerca sulla politica del Medio Oriente della Rand corporation. Da una parte, sottolinea Byman, fra i musulmani americani gli jihadisti sono pochi e non addestrati. Possono fare vittime, come è purtroppo accaduto per i massacri di San Bernardino e Orlando, ma si tratta di 'lupi solitarì che non sono in grado di compiere attacchi sofisticati su larga scala. L'altro elemento sono gli sforzi antiterrorismo del governo americano, sia sul piano degli attacchi militari e di intelligence contro i gruppi terroristi all'estero che sull'aumento dei controlli di sicurezza, che rendono ora oltremodo difficile inviare 'foreign fighters' addestrati sul suolo americano, per altro geograficamente più distante dall'Europa rispetto all'Iraq e la Siria dove opera lo Stato Islamico. Ma allo stesso tempo, nota Byman, Al Qaeda ha avuto successo nel promuovere "un'ideologia di violenza e odio anti occidentale" che ora viene veicolata dallo Stato Islamico e si è estesa con forza a tutto il Medio Oriente. Lo stesso allarme viene sollevato da Colin Clarke, della Rand Corporation, secondo il quale gli Stati Uniti "non sono stati efficaci nel costruire una efficace contro narrativa". "Stiamo perdendo sul fronte della contro narrativa, specie con l'Is.

(Gli jihadisti) sono stati molto bravi a usare i social media e le nuove tecnologie per sviluppare la loro narrativa e reclutare la gente su Internet", gli fa eco Elena Pokalova, professore associato alla National Defense University di Washington.

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