"Chiedo al Papa di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo, venga a vedere come mio figlio è ostaggio di questo ospedale”. Ha il volto provato da giorni e notti di battaglie a fianco del suo piccolo, Tom Evans. Alfie: ventitrè mesi e un coraggio da leoni. Lentamente, respiro dopo respiro, battito dopo battito, afferma il suo diritto alla vita. Ma per i giudici della Corte di Appello di Londra non ci sono più speranze. “Alfie sta morendo”, dicono dal tribunale. Inutile, per la giustizia inglese, il trasferimento dall’Alder Hey Children's Hospital di Liverpool al Bambin Gesù di Roma.
“È ingiusto quello che stiamo subendo”, ha denunciato il papà di Alfie ai microfoni di TV2000, ringraziando il nostro Paese e il governo italiano per i passi finora compiuti per dare un’ultima possibilità al piccolo affetto da una rara malattia neurodegenerativa. "Alfie è parte della famiglia italiana, è parte dell'Italia, noi apparteniamo all'Italia", ha ricordato il padre del bimbo che dal 24 aprile scorso è cittadino italiano. “Il Papa è vicino a noi. Stiamo facendo tutto il possibile per nostro figlio, nel nome di Dio”. “Questo è quello per cui gli italiani stanno lottando, questo è quello per cui noi stiamo lottando”, ha detto Tom Evans, mostrando alle telecamere una foto del piccolo nel suo letto di ospedale.
Ora però, dopo il duro sfogo, è la famiglia stessa a chiedere silenzio con un comunicato ufficiale in cui si sottolinea la necessità di "costruire ponti" con i medici, per il bene di Alfie. Niente più interviste, né comunicati. Tom Evans e Kate James ora vogliono privacy e hanno annunciato che lavoreranno con lo staff sanitario che sta seguendo il bimbo in queste ore, per assicurargli "la dignità e il conforto di cui ha bisogno". “Vi chiediamo di tornare alla vostra vita di tutti i giorni e permetterci di ricostruire un rapporto con l'ospedale", scrivono i genitori del piccolo, ringraziando tutti coloro che in queste ore hanno pregato e sperato per lui.
Una mossa a sorpresa che lascia intendere che tra la famiglia e i medici dell’Alder Hey sia stato raggiunto un compromesso. In mattinata Tom Evans aveva anticipato che avrebbe chiesto ai vertici della struttura di poter portare a casa il piccolo.
"Non si è svegliato, è ancora un pò debole, ma quello che chiediamo è di andare a casa a sostenere la sua vita", aveva detto Tom Evans stamattina, dopo che, da tre giorni, il bimbo respira senza la ventilazione artificiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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