Alpinismo estremo, Daniele Nardi a caccia dell'impresa storica sul Nanga Parbat

L'alpinista italiano sfiderà la bestia nera della montagna pakistana, il famigerato sperone Mummery, spaventoso passaggio in verticale estremamente tecnico e mai scalato da nessuno per la sua pericolosità

Alpinismo estremo, Daniele Nardi a caccia dell'impresa storica sul Nanga Parbat

Daniele Nardi, esperto alpinista nostrano classe '76, in questi giorni sta tentando un'impresa mai riuscita a nessuno: scalare il Nanga Parbat seguendo un percorso fino ad ora inviolato, quello cioè che porta ad attraversare e a superare lo sperone Mummery, una impressionante parete verticale ghiacciata di più di mille metri che richiede, soprattutto in pieno inverno, uno sforzo a dir poco titanico.

Nardi è a capo di una spedizione di quattro persone che in questi giorni in Pakistan sta scalando il Nanga Parbat, la nona montagna più alta del mondo, la cui vetta si trova a oltre 8.000 metri; insieme a lui in questa epica avventura ci sono l'inglese Tom Ballard (ottimo scalatore e fortissimo arrampicatore) e due alpinisti locali molto preparati e abituati alle temperature d'alta quota, i pakistani Rahmat Ullah Baig e Karim Hayat.

La squadra in queste ore si trova praticamente ai piedi del "mostro" e sta valutando come affrontare la parte della missione più pericolosa e impegnativa. L'italiano nato a Sezze descrive il Mummery come una sua ossessione ed è probabilmente l'unico scopo di questa spedizione estrema, più importante persino del raggiungimento della vetta stessa.

Albert Frederick Mummery fu un precursore, un alpinista coraggioso e instancabile; fu il primo a organizzare una scalata di un ottomila e scelse proprio il Nanga Parbat, "la montagna nuda" conosciuta anche come la "mangiauomini" per questo suo battesimo del fuoco. Ma qualcosa andò storto, i tempi non erano ancora maturi per scalate di tale difficoltà, le attrezzature non erano adeguate e le tecniche mancavano di qualche perfezionamento.

Era l'estate del 1895 quando Mummery scomparve nel nulla insieme a parte della sua squadra mentre si trovava proprio nel tratto più complesso dell'arrampicata. Lo sperone prende il nome proprio dal pioniere inglese deceduto durante la sua più grande e temeraria impresa alpinistica.

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