Amnesty International contro la leva in Eritrea e al fianco dei rifugiati

L'organizzazione Amnesty International ha scritto un documento nel quale invita la comunità internazionale a far fronte comune contro la leva obbligatoria in Eritrea e sottolinea inoltre il fatto che i profughi eritrei sono rifugiati politici

Amnesty International contro la leva in Eritrea e al fianco dei rifugiati

''Amnesty International chiede alle autorità eritree di porre fine al servizio militare nazionale a tempo indeterminato e a tutti gli stati di riconoscere il sistema attualmente in vigore come una violazione dei diritti umani''. Questo il contenuto della campagna lanciata dall'Organizzazione Internazionale, che sebbene in apparenza sembri legata a una battaglia per il rispetto dei diritti delle persone, circoscritta all'ex colonia italiana, in realtà interessa molto da vicino i Paesi europei compresa l'Italia.

Leggendo l'indagine che l'Organizzazione ha stilato dopo aver raccolto documenti e aver intervistato più di 70 persone, si comprende che il motivo principale per cui la popolazione eritrea scappa dal proprio Paese è per via del servizio militare che formalmente ha una durata di 18 mesi, ma in realtà una volta entrati nelle caserme molti cittadini, uomini e donne, ne escono dopo 10, 15 o 20 anni. E la ''naja'' nel Paese di Afewerki è sinonimo di torture e abusi. Non di rado i militari vengono impiegati anche come manodopera non retribuita nella costruzione di opere pubbliche e in lavori legati all'agricoltura. Ovviamente per chi cerca di disertare c'è la galera e chi scappa attraversando il confine etiope, deve prendere in considerazione la concreta possibilità di cadere sotto il fuoco delle guardie di frontiera.

Ecco quindi spiegato il motivo per cui oggi gli eritrei costituiscono il terzo gruppo più grande di rifugiati che cercano di arrivare in Europa. L'appello di Amnesty oltre a cercare di mobilitare la comunità internazionale affinché intervenga nel fermare la leva in Eritrea, tende anche a far prendere coscienza del fatto che i profughi di Asmara sono rifugiati politici.

Nel testo c'è un'appendice finale che suona infatti come una polemica nei confronti delle politiche di alcune nazioni del vecchio continente e recita così: ''Il servizio militare nazionale, istituito nel 1995, prevede che ogni persona adulta debba svolgere un periodo di leva di 18 mesi. In pratica, tuttavia, un'elevata proporzione di coscritti lo svolge a tempo indeterminato. Non esiste alcuna norma che consenta lo svolgimento di un servizio civile alternativo per chi obietta al servizio militare per motivi religiosi, etici o di coscienza.

Nel 2014 e 2015 alcuni paesi, tra cui il Regno Unito e la Danimarca, hanno dichiarato che la situazione degli eritrei chiamati alla leva e di altre persone nel paese era migliorata a tal punto che le persone in fuga non avevano più motivi per chiedere asilo. Dal 1° aprile al 30 giugno 2015, il governo di Londra ha respinto in primo grado il 66 per cento delle domande presentate da richiedenti asilo eritrei.''

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