Arrestato a Oslo "mullah Krekar", l'islamista condannato a Bolzano

Najmuddin Faraj Ahmad, 61 anni, originario del Kurdistan iracheno noto come il mullah Krekar, è stato arrestato ieri sera alle ore 22 nella sua residenza di Oslo

Arrestato a Oslo "mullah Krekar", l'islamista condannato a Bolzano

È stato arrestato ieri a Oslo, in Norvegia, dall'agenzia di intelligence Pst con l'assistenza del distretto di polizia della capitale norvegese mullah Krekar, islamista condannato a 12 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Bolzano a seguito della lunga e complessa indagine dei carabinieri del Ros che il 12 novembre del 2015 avevano scovato in un appartamento di Merano, in Alto Adige, alcuni esponenti della cellula jihadista Rawti Shax associata allo Stato Islamico. Najmuddin Faraj Ahmad, 61 anni, originario del Kurdistan iracheno e noto come mullak Krekar, era considerato il capo di questa rete terroristica che collaborava nella pianificazione di attacchi terroristici. Il potente mullah, nei confronti del quale è stato spiccato un mandato di cattura europeo emesso dalle autorità italiane, ha ricevuto una condanna maggiore di due anni rispetto a quanto aveva chiesto il procuratore antimafia di Trento, Pasquale Profiti. Ora Krekar si trova in carcere a Oslo in attesa della decisione sull'estradizione.

La notizia dell' arresto del mullah Krekar è stata confermata dal direttore della comunicazione della Pst, Trond Hugubakken che ha precisato che l'interrogatorio in carcere potrebbe tenersi domani. L'avvocato difensore di Krekar, Brynjar Meling, ha riferito di aver "parlato con lui, che è in buone condizioni, che vorrà opporsi alla custodia cautelare perchè questo arresto è arrivato inaspettato e che la Pst dovrà dimostrare il reale pericolo di evasione". Inoltre, il mullah, sempre tramite il suo legale, ha fatto sapere che "non ci sono cellule terroristiche in Italia o in qualsiasi altra Nazione con cui ha a che fare e non ha mai avuto piani terroristici".

La Corte d'assise di Bolzano ha condannato Rahim Karim Twana e Hamasalih Wahab Awat a rispettivamente 9 anni di reclusione, mentre la pena inflitta a Abdul Rahman Rahim Zana, Jalal Fatah Kamil e Hamad Bakr ammonta a 7 anni e 6 mesi ciascuno. Il processo a carico dei sei jihadisti era partito nel marzo 2017 davanti alla Corte d'Assise di Bolzano, presieduta dal giudice Carlo Busato. Nessuno dei sei imputati ha mai presenziato alle udienze.

Come scrive il quotidiano Trentino, dalle indagini è emerso che il gruppo era capace di acquisire armi e di mandare adepti in zona di guerra, - in particolare in Siria - e di voler instaurare il califfato islamico. Dalle motivazioni della sentenza depositata è emerso che "il gruppo era pronto ad agire".

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