Al di là delle verie interpretazioni e differenti versioni che dividono Ucraina e Russia, l'affondamento dell'incrociatore Moskva rappresenta un precedente rilevante: si tratta di un colpo durissimo per Mosca, che dovrà fare a meno di un mezzo chiave. Una perdita tutt'altro che indifferente. La sensazione è che la strategia russa cambierà a stretto giro, probabilmente con tanto di ridimensionamento degli obiettivi e con una modifica del piano. Nel frattempo una dura reazione è già arrivata: nelle scorse ore vicino Kiev è stata colpita una fabbrica dei missili Neptune, proprio gli stessi che avrebbero comportato l'affondamento dell'incrociatore Moskva.
Arriva la svolta?
A confermare la possibilità di una svolta è Michael Petersen, direttore del Russia Maritime Studies Institute al dipartimento studi strategici dello US Naval War College, secondo cui la Russia ha la colpa di aver sottovalutato l'Ucraina e l'affondamento dell'incrociatore Moskva "è una delle conseguenze". Un fatto che inevitabilmente comporterà un cambio sul campo di guerra.
L'esperto, intervistato da La Repubblica, ha provato a fare due previsioni: la prima è che le forze russe "non saranno in grado di sbarcare a Odessa"; la seconda è che la guerra potrebbe concludersi senza una vera e propria fine. Il risultato potrebbe dunque essere "un conflitto a bassa intensità", proprio come quello che da 8 anni attanaglia il Donbass. Un epilogo del genere confermerebbe, tra l'altro, l'atteggiamento superficiale adottato dalla Russia fin dall'inizio dell'operazione militare: "Pensava di vincere in pochi giorni o poche settimane e invece in due mesi le azioni più significative le hanno compiute gli ucraini".
Cosa cambia sul Mar Nero
Appare evidente come la flotta del Mar Nero abbia subito un ingente danno. Alla luce di quanto accaduto, Petersen ha affermato senza dubbi che avvicinarsi alla costa "ora sarà più pericoloso per la Marina di Putin". Inoltre la flotta potrebbe essere chiamata a ricorrere a missili ad alta precisione e lungo raggio, e anche in questo caso va fatta una precisazione di non poco conto: "Ne ha di meno e costano di più".
Mosca ha già minacciato di intesificare il numero e l'entità degli attacchi. C'è da aspettarsi una serie di rappresaglie con missili sulla città di Odessa, ma uno sbarco per conquistarla appare al momento piuttosto complicato per i russi. In molti pensano a un'operazione sulla scia dello sbarco in Normandia, ma la situazione va contestualizzata ed effettivamente non si può effettuare un paragone così scontato: "Servono molti uomini per una missione simile a Odessa e la Russia non ne ha". Da bordo delle sue navi potrebbe utilizzarne circa 4mila e comunque "ci sarebbero enormi difficoltà logistiche per sostenerli dopo lo sbarco".
La data del 9 maggio
In molti parlano della possibile fine del conflitto entro il 9 maggio, ovvero la Giornata della vittoria in cui la Russia celebra la vittoria sui nazisti durante la Seconda guerra mondiale. In quell'occasione Vladimir Putin vorrebbe tenere una celebrazione simbolica per festeggiare il trionfo in Ucraina, ma potrebbe essere costretto ad accontentarsi di un successo minimo da poter sbandierare come vittoria cruciale.
Michael Petersen dubita che Mosca possa riuscire a portare a casa un trionfo rilevante entro il 9 maggio: "Gli piacerebbe per spacciarlo come una vittoria o almeno un premio di consolazione".
L'esperto ha fatto notare che mancano poco più di tre settimane e non arrivano buoni segnali per la Russia: l'Occidente continuerà a fornire armi all'Ucraina, senza tralasciare il fatto che le forze di Kiev "sembrano ringalluzzite dalla piega che ha preso la guerra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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