La data simbolo del 9 maggio: perché Putin ha bisogno di una vittoria

Meno di un mese per riorganizzare le truppe e far cadere il Donbass: il 9 maggio è la data simbolo per la Russia di Putin che vuole "festeggiare" una non vittoria ma, eventualmente, l'obiettivo minimo

La data simbolo del 9 maggio: perché Putin ha bisogno di una vittoria

Pur di ottenere un obiettivo minimo che sarà erroneamente considerato "vincere", si accontenta di poco rispetto a quanto pianificato inizialmente, rispetto ai grandi progetti bellicci di occupare e conquistare tutta l'Ucraina. Putin cerca di salvare la faccia ed ha soltanto poche settimane per farlo: sì, perché per il 9 maggio è una data cruciale per il popolo russo. Non arrivare a quel giorno almeno con l'obiettivo minimo significherebbe perdere credibilità e provocherebbe un certo imbarazzo soprattutto a se stesso. Ecco perché l'esercito russo si sta ritirando in Donbass dove è già iniziata quella che è considerata l'offensiva finale.

Cosa succede il 9 maggio

Come abbiamo visto sul Giornale.it, quest'anno il 9 maggio sarà lunedì ed è il giorno di San Pacomio. In Russia, invece, si celebra la "Giornata della Vittoria" in cui il popolo russo ricorda la vittoria sui nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Proprio nell'occasione della festa nazionale, lo zar vorrebbe tenere una celebrazione simbolica per festeggiare il trionfo in Ucraina. Vorrebbe, perché per adesso è stata una disfatta, una Caporetto: perdita di uomini, mezzi, armi, soldati ai minimi termini e piano strategico fallito. Ecco perché "l'orticello" del Donbass può rappresentare un toccasana che permetterà di celebrare una falsa vittoria. Ma a Putin va bene tutto e in tempi di guerra ci si accontenta.

Conquistare gli obiettivi minimi

Un possibile traguardo passa anche attraverso la riorganizzazione che mira ad est e sud dell'Ucraina. Il motivo? Vengono considerati come degli obiettivi decisamente più piccoli e più raggiungibili rispetto alla conquista di tutto il Paese, che all'inizio era visto come un successo a portata di mano. Così non è stato: l'operazione russa è stata rivista profondamente ma adesso conta anche il fattore tempo. Paradossalmente, vincere dopo il 9 maggio sarebbe una non vittoria, cosa mai potrebbero festeggiare nel giorno x? Nulla, un territorio ucraino ancora occupato ma senza aver messo ancora la parola fine all'obiettivo. Il ricordo della vittoria russa sul Terzo Reich è l'elemento che unisce più di tutti la Russia: ecco perchè il presidente russo ha fatto leva su quel ricordo presentando l'attacco all'Ucraina come "operazione militare speciale" e con il nome di "campagna di denazificazione".

Perché la guerra continuerà

Attenzione, però: perché 9 maggio molto probabilmente non significa fine del conflitto, significa festeggiare un obiettivo e accontentare il popolo russo. Come abbiamo visto su InsideOver, è ormai sfumata l'ipotesi di una guerra lampo. Adesso, ci si aspetta una guerra di logoramento, o meglio ancora, di “attrito”. Con la rinuncia a prendere Kiev, la riorganizzazione attorno al Donbass e la strage di Bucha il conflitto è stato portato a un livello più alto e, di conseguenza, più pericoloso e tendenzialmente più duraturo. Una condizione che potrebbe durare mesi e forse anni, anche qualora dovessero tacere le armi.

Putin non si fermerà, lo dicono fonti interne al Cremlino e lo dice il buon senso: inutile sperare in qualcosa che non avverrà in tempi brevi a meno che da oggi al prossimo mese non si accenda quella speranza che per adesso non c'è.

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