Bambini immigrati costretti al freddo e alla fame: bufera su Trump

Bambini immigrati costretti a soffrire il freddo e la fame senza avere alcuna informazione sulla sorte dei propri genitori. Secondo i media americani, tali scene strazianti si verificherebbero all’interno dei centri di detenzione situati al confine tra Usa e Messico

Bambini immigrati costretti al freddo e alla fame: bufera su Trump

Bambini immigrati costretti a soffrire il freddo e la fame. Secondo i media Usa, tali episodi sarebbero all’ordine del giorno nelle strutture ricettive per clandestini situate al confine con il Messico. In esse, i minori subirebbero vere e proprie torture da parte degli addetti alla sorveglianza. Le inchieste della stampa statunitense hanno indotto le associazioni per i diritti civili a citare in giudizio il Governo federale davanti a una Corte di Los Angeles. Gli attivisti, basandosi sui reportage del New York Times e del Washington Post, accusano l’Amministrazione Trump di gestire in maniera “disumana” i flussi migratori.

I due quotidiani hanno finora raccolto le testimonianze di circa 200 bambini immigrati, provenienti principalmente dal Centroamerica. Attualmente, i minori si troverebbero insieme ai propri genitori, in luoghi diversi dai “siti di tortura” oggetto dell’inchiesta giornalistica. I bambini hanno dichiarato che, dopo essere stati separati dai familiari per volontà della Polizia di Frontiera, sarebbero stati costretti a subire, per più di un mese, un “trattamento estremamente degradante” all’interno dei centri di detenzione allestiti in Texas e Arizona. Gli intervistati affermano di avere dormito, dagli inizi di giugno fino a metà luglio, sui pavimenti, con i lampadari dei padiglioni lasciati accesi tutta la notte. Nelle strutture ricettive, le guardie avrebbero volontariamente abbassato a livelli estremi l’aria condizionata, al solo fine di vedere i migranti soffrire per il freddo. Le testimonianze, inoltre, concordano sul fatto che gli addetti alla sorveglianza avrebbero costretto alla fame gli ospiti dei centri. Gli agenti, infatti, avrebbero sempre servito ai bambini immigrati pietanze dal pessimo odore, preparate probabilmente con cibo scaduto. I minori hanno anche affermato di non avere mai potuto bere acqua potabile e che i servizi igienici non sarebbero stati assolutamente funzionanti. I soggetti intervistati hanno quindi accusato le guardie di violenze fisiche e verbali ai danni degli ospiti delle strutture. I responsabili della sicurezza avrebbero ripetutamente obbligato i bambini a denudarsi, per poi offenderli e picchiarli. Molti dei migranti interpellati dai quotidiani, infine, hanno raccontato di essere stati detenuti per più giorni in celle sovraffollate, senza ricevere alcuna informazione sulla sorte dei rispettivi genitori. Tali scene strazianti avrebbero avuto luogo nei centri per irregolari allestiti nelle contee texane di Brownsville, Hidalgo e McAllen. Episodi analoghi si sarebbero verificati anche nella contea di Yuma, in Arizona. In particolare, la struttura per migranti situata nella contea di McAllen sarebbe quella maggiormente temuta dagli stranieri arrestati. All’interno del centro per clandestini, infatti, vi sarebbero “il congelatore”, ossia un enorme padiglione caratterizzato da temperature estremamente basse, e “il canile”, un’area piena di celle dalle dimensioni ridotte. I media hanno subito etichettato la contea in questione come una “fiera della tortura”.

Le testimonianze dei bambini immigrati raccolte dal New York Times e dal Washington Post sono alla base della denuncia presentata dagli attivisti anti-Trump a carico del Dipartimento della Sicurezza Interna e del Dipartimento della Salute. I dicasteri responsabili della gestione del fenomeno migratorio sono stati accusati di sottoporre minorenni a trattamenti inumani e degradanti. Peter Schey, avvocato promotore della causa, ha affermato che le autorità federali, tollerando le violenze perpetrate finora nei confronti dei clandestini detenuti, non avrebbero rispettato i principi enunciati dalla Corte Suprema nella sentenza Reno v. Flores del 1993: “Nessuna Amministrazione aveva mai osato prima d’ora rigettare le indicazioni elaborate dalla Corte Suprema nel caso-Flores. Tale verdetto ha stabilito che gli immigrati godono dei diritti elencati nella Costituzione degli Stati Uniti: diritto al giusto processo, divieto di tortura, rispetto della sfera privata. Questi bambini, invece, sono stati costretti dal Governo del nostro Paese alla fame, al gelo e alla disidratazione. È una pagina buia per l’America”.

Il Dipartimento della Sicurezza Interna, nella memoria difensiva presentata alla Corte federale di Los Angeles, ha ribadito di attenersi strettamente alle norme sul trattamento degli stranieri e ha assicurato di effettuare un costante monitoraggio dei 90 centri di detenzione disseminati in tutto il territorio nazionale. A difesa del dicastero si è subito schierata la Polizia di Frontiera. Henry Moak Jr., responsabile della U.S. Customs and Border Protection per gli immigrati minorenni, ha dichiarato di avere condotto diverse ispezioni nelle strutture definite dai media “luoghi di tortura” e di non avere mai riscontrato servizi carenti o condizioni igieniche precarie: “Ho bevuto l’acqua che viene offerta ai detenuti e posso dire con certezza che è potabile. Durante le ispezioni, inoltre, diversi bambini mi hanno semplicemente segnalato che le pietanze preparate nelle strutture non sarebbero espressione delle tradizioni culinarie dei Paesi di provenienza. Non ho ricevuto alcuna lamentela relativa a cibo maleodorante e ad agenti sadici e violenti”. Il Dipartimento della Salute, altro dicastero citato in giudizio dagli attivisti anti-Trump, ha anch’esso respinto le accuse alimentate dai reportage dei media nazionali. Kenneth Wolfe, portavoce del Dipartimento, ha precisato: “Prima dell’esplosione dello scandalo, nessuna denuncia è stata ufficialmente sottoposta all’attenzione del Segretario alla Salute.

Ciononostante, qualora i giudici dovessero accertare gravi mancanze da parte delle associazioni impegnate nell’assistenza ai migranti, il Dipartimento provvederà a revocare immediatamente tutti i contratti stipulati con queste ultime”.

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