Non c'è limite alla barbarie. Negli ultimi istanti prima della sua decapitazione, il giornalista americano James Foley, tiene alto lo sguardo e fissa la telecamera, dopo essere stato costretto a leggere un testo nel quale accusava gli Stati Uniti della sua morte. Ma non era la prima volta che Foley guardava la morte in faccia nelle mani dei sequestratori jihadisti. Il New York Times riporta oggi in prima pagina un resoconto dal quale emerge in modo dettagliato fino a che punto i sequestratori dello Stato isalmico abbiano torturato, affamato, e minacciato di morte le proprie vittime prima dell’esecuzione finale.
Sembra che Foley sia stato sottoposto a un trattamento particolarmente crudele, sottoposto a pestaggi, waterboarding e finte esecuzioni. Il Nyt ha raccolto queste informazioni intervistando cinque ex ostaggi, testimoni locali, parenti e colleghi dell’ostaggio. Foley, 40 anni, giornalista freelance per il GlobalPost e la 538em;">France Presse quando venne rapito nel 2012, è stato il primo ostaggio occidentale ad essere decapitato dall’Isis davanti a una telecamera.
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