In Europa come a Mosul: il Corano distribuito per strada

Nei confini tedeschi ci sono 450 foreign fighters di ritorno e 8mila salafiti radicali. E la polizia denuncia: "Con l'immigrazione selvaggia stimiamo che siano entrate oltre trecentomila persone di cui non sappiamo nulla"

In Europa come a Mosul: il Corano distribuito per strada

Da Berlino

Il nome dell'iniziativa è chiaro, chiarissimo: "Lies!", che in tedesco significa "Leggi!". Un'idea nata in Germania ma diffusa già in undici Paesi europei (sta muovendo i primi passi anche in Italia) per promuovere il proselitismo islamico distribuendo gratuitamente il Corano per la strada, nelle carceri, in biblioteca, scuole o dovunque ci sia pubblico.

Attivi dal 2011, i promotori di Lies! hanno già distribuito oltre un milione di copie del testo sacro dell'islam ed hanno proprio in terra tedesca il proprio bacino di affiliati più ampio e radicato. In Germania rappresentano ormai una realtà conosciuta, che si è prefissa l'obiettivo di "portare un Corano in ogni casa" ed è attivissima per tradurlo in diverse lingue.

Un obiettivo che non può non richiamare alla mente gli "inviti" alla conversione - sia chiaro, propagandati con ben altra violenza - che i militanti del sorgente Califfato rivolgevano ai cittadini del neonato Stato Islamico.

Dopo gli attentati di Parigi alcuni esponenti di Lies! sono stati oggetto di contestazioni, ma non per questo rinunciano alla propria propaganda. Come del resto non vi rinunciano i predicatori salafiti che, pur contestatissimi dai media e attenzionati dal governo, continuano a crescere di numero: nel Paese, il numero dei musulmani radicali che dicono di ispirarsi a un'interpretazione letterale del Corano e che prendono a modello lo stile di vita dei primi discepoli di Maometto è cresciuto del 25% da gennaio a giugno.

E la loro attività di propaganda non si è fermata nemmeno dopo le stragi di Parigi, andando a coinvolgere anzi anche le enormi masse di richiedenti asilo - in gran parte islamici - che, sbandati, affollano i campi profughi di tutta la Germania. Le autorità dei vari Lander monitorano da vicino realtà come Lies! e i più noti predicatori salafiti, che spesso sono tedeschi convertiti attivissimi nel proselitismo religioso e sovente sospettati di connivenze con le associazioni che reclutano i foreign fighters tedeschi destinati a combattere in Siria per lo Stato Islamico.

Sin da ottobre i servizi di sicurezza tedeschi hanno avvertito del pericolo che gli islamisti radicali potessero tentare il reclutamento di centinaia di migliaia di nuovi adepti fra le masse dei rifugiati: ne abbiamo discusso tanto con la polizia quanto con i diretti interessati, i salafiti.

La denuncia della polizia: "300mila persone non identificate"

Fra i più attivi nel denunciare le falle nel sistema di sicurezza nazionale c'è sicuramente Reiner Wendt, presidente del sindacato federale della polizia tedesca. Dopo aver a più riprese alzato la voce contro la gestione schizofrenica dell'emergenza immigrazione, pesantemente ipotecata dall'irrealistica pretesa di mettere un qualsiasi limite agli arrivi del Paese, ora non può evitare di affrontare il nesso - innegabile - tra immigrazione e radicalizzazione.

Intervistato nel suo ufficio di Berlino, batte i pugni sul tavolo quando spiega che la polizia ha bisogno diecimila nuovi donne e uomini per fronteggiare adeguatamente la minaccia terroristica. Nel Paese ci sono circa 450 sospetti, in gran parte ritornati dalla Siria, ma "monitorarli tutti è impossibile".

Ma la sfida maggiore non è questa: come preoccuparsi per 450 persone peraltro già note quando ogni giorno dalle 7mila alle 8mila persone varcano i confini nazionali? "Nessuno ne parla più - si lamenta Wendt - ma i numeri sono gli stessi di settembre, quando tutti gridavano all'emergenza. Il ministro dell'Interno de Mezières ci ha promesso un nuovo sistema identificativo per l'anno prossimo, ma intanto ci sono trecentomila persone di cui non sappiamo nulla: chi siano, dove vadano, dove vivano... Si figuri che a chi entra in Germania viene distribuito un questionario in cui si chiede di dichiarare se si fa o meno parte di un'organizzazione terroristica."

I Salafiti si difendono: "Si parla troppo di terrorismo". Ma poi la polizia li arresta

Spesso fra i predicatori salafiti più celebri ci sono tedeschi convertiti, come Pierre Vogel o Sven Lau: rispettivamente un pugile e un vigile del fuoco folgorati sulla via dell'islam e rapidamente trasformatisi in predicatori appassionati, capaci di mobilitare migliaia di persone attraverso internet.

Parlando con ilGiornale.it, entrambi assicurano che il movimento salafita condanna il terrorismo di Isis e mira solo a diffondere pacificamente il messaggio del Corano, sia pure interpretato alla lettera. Ammettono di avere incoraggiato qualcuno a partire per la Siria, in passato, ma ora sostengono di sconsigliare i viaggi perché "la situazione è troppo confusa".

Concordano che il sistema di governo ideale è la legge di Allah, ma che la democrazia ne ammette la realizzazione in grandissima parte.

A prima vista sembrano insomma solo musulmani radicali votati anima e corpo alla conversione pacifica della società. Poi però, com'è successo martedì 15 al fondatore della "polizia della sharia" Sven Lau, vengono arrestati con l'accusa di connivenza con i terroristi. E le loro pretese di totale estraneità rispetto ai fatti di Siria iniziano a vacillare.

@giovannimasini

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