Raid e bombe. E ora lo Zar accusa la Polonia: "Una minaccia"

Il presidente Usa ha ufficializzato l'invio di aiuti militari per ulteriori 150 milioni di dollari a favore di Kiev. Intanto nuova notte di raid e allarmi aerei nel Paese

Raid e bombe. E ora lo Zar accusa la Polonia: "Una minaccia"

Parlano le armi in Ucraina, anche se nelle ultime ore per la verità le novità più importanti sono arrivate sul fronte diplomatico. La giornata di ieri ha infatti registrato i primi spiragli di compromesso sulla Crimea. In particolare, il presidente ucraino Zelensky ha annunciato la possibilità di accordi di pace anche senza il recupero ucraino della penisola, a patto però di un ritiro delle truppe di Mosca nelle posizioni precedenti al 24 febbraio, giorno di inizio della guerra. Poche ore dopo invece, da Washington è arrivata la notizia del nuovo pacchetto di aiuti militari Usa.

Il presidente Joe Biden nella notte ha spiegato il piano in dettaglio. Saranno fornite armi a favore di Kiev per un totale di 150 milioni di Dollari, i quali andranno quindi ad aggiungersi a 3.4 miliardi di Dollari complessivi già stanziati dall'inizio del conflitto. Il 9 maggio invece, nel giorno in cui cioè la Russia festeggerà la vittoria della seconda guerra mondiale, alla Casa Bianca Biden firmerà l'Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act. Un atto con il quale lo stesso presidente potrà velocizzare l'iter per l'invio di armi.

Da Mosca invece nelle ultime ore si è nuovamente puntato il dito contro la Polonia. Nel pomeriggio di ieri infatti il Cremlino ha definito Varsavia come un "pericolo per l'integrità territoriale dell'Ucraina". Nelle ultime ore dalla capitale russa sono arrivate altre dichiarazioni di questo genere, indicando la Polonia quale "Paese ostile" e dalla retorica antirussa che potrebbe portare a conseguenze. Il governo polacco dal canto suo ha accusato la Russia di voler lanciare una campagna diffamatoria contro Varsavia e creare diffidenza tra polacchi e ucraini.

Si combatte nel Donbass

Nel frattempo però soprattutto nel Donbass si è continuato a sparare. Gli occhi nella notte sono stati puntati su Severodonetsk, l'ultima città dell'oblast di Lugansk in mano agli ucraini. Il centro urbano è quasi interamente circondato. Lo ha sottolineato ieri il sindaco, è stato confermato in nottata anche da fonti militari.

C'è il timore che Severodonetsk si trasformi in una nuova Mariupol. Perché anche qui tra separatisti e ucraini nel 2014 la battaglia è stata pesante e anche questa città è da allora rivendicata dai filorussi. Entrare in questa zona per Mosca avrebbe un significato molto importante.

I russi stanno avanzando soprattutto da est, sfruttando il posizionamento delle truppe penetrate a inizio guerra dalle regioni di confine con Belgorod. Così come parte delle forze di Mosca è riuscita a scendere da nord dalla zona dell'oblast di Kharkiv. Il vero punto nevralgico e strategico del Donbass si sta dimostrando quello di Izyum.

Nelle scorse ore nuovi scontri si sono verificati in questa località a metà tra Kharkiv e il Donbass, da dove i russi sperano di poter dare l'assalto definitivo sia a Severodonetsk che a Slovjansk e Kramatorsk, altre due città rivendicate dai separatisti. Qui già poco prima della mezzanotte sono scattate le sirene di allerta aerea e nelle ore successive sono stati segnalati nuovi raid.

La situazione a Mariupol

Continua a essere confusa la situazione nell'area Azovstal di Mariupol. Ufficialmente anche questa mattina dovrebbe scattare un nuovo cessate il fuoco per favorire l'evacuazione dei civili, ma per tutta la giornata di ieri e anche nelle ultime ore sono stati segnalati combattimenti e raid sulla struttura.

Tuttavia soltanto venerdì almeno 50 civili sono riusciti a lasciare l'acciaieria grazie a un corridoio umanitario gestito principalmente dall'Onu e dalla Croce Rossa. Le parti comunque continuano ad accusarsi a vicenda per le interruzioni periodiche delle tregue che ancora non hanno permesso la totale evacuazioni dei civili presenti, forse 150 o 200.

Raid su Odessa e Mykolaiv

Nuovi bombardamenti sono stati segnalati nella regione di Odessa. Venerdì pomeriggio diversi missili sarebbero stati lanciati direttamente dalla Crimea. Forse, è il sospetto di alcuni analisti, in risposta al raid sulla nave ammiraglia Makariv, la quale sarebbe stata colpita dalle forze di Kiev mentre si trovava non lontano dalle coste di Odessa.

Circostanza non confermata dai russi, così come nemmeno dal Pentagono.

La città affacciata sul Mar Nero ha comunque subito nuovi raid e nella notte più volte è scattata l'allerta antiaerea. Stesso scenario visto a Mykolaiv, città compresa tra Odessa e Kherson da settimane oramai nel mirino di Mosca.

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