Un adesivo col marchio Ue da applicare su tutti i fondi europei mobilitati per far fronte alla crisi. Affinché tutti sappiano da dove arrivano i soldi. È questa, in sostanza, la richiesta di un gruppo di eurodeputati guidati dal tedesco Andreas Schwab alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
“A noi sembra della massima importanza che tutti i fondi che forniamo agli Stati membri con il recovery fund di 750 miliardi di euro siano chiaramente etichettati come ‘fondi europei’ ", hanno scritto gli eurodeputati in una lettera datata lunedì 8 giugno.
In realtà già ora i progetti realizzati con contributi comunitari di qualsiasi genere devono recare un “marchio Ee” che ne indica la fonte di finanziamento. Legittimo pensare, pertanto, che la lettera rappresenti soprattutto una mossa politica nella partita tra europeisti ed euroscettici. Non a caso a Bruxelles la missiva è stata interpretata come una mossa in chiave anti-populista. Ormai da tempo l’Unione europea fronteggia uno scetticismo crescente, che non solo ne mette in dubbio il ruolo e l’utilità, ma addirittura la considera colpevole di un peggioramento degli standard socioeconomici. In occasione della pandemia, le critiche alla gestione poco coordinata e poco solidale da parte dell’Europa sono esplose con violenza e hanno messo sotto pressione le sue istituzioni, costrette a mediare tra i falchi del rigore - olandesi in testa - e le nazioni che vorrebbero una politica economica più espansiva per far fronte ala crisi economica. Sulle misure messe in campo dalla UE , sul loro impatto e sui loro vincoli, il dibattito tra europeisti e euroscettici resta caldo, ma la Commissione è convinta di aver dispiegato una notevole forza di fuoco e ritiene di aver segnato un punto a proprio favore.
La lettera alla von der Leyen si inserisce in uno scenario in cui la EU, già ferita dalla Brexit, cerca disperatamente di riguadagnare il consenso nell’opinione pubblica.
I firmatari della lettera appartengono a diversi gruppi politici. Schwab è considerato un pezzo da novanta del partito popolare europeo. Unico italiano è Nicola Danti, ex Pd passato ai renziani di Italia Viva nell’ottobre del 2019, poco dopo essere subentrato al Parlamento europeo, in qualità di primo dei non eletti, a Roberto Gualtieri quando questi è stato nominato ministro dell’economia nel secondo Governo Conte.
Sul suo profilo Facebook, Danti spiega in modo molto esplicito lo spirito dell’iniziativa: “Abbiamo chiesto a Ursula von der Leyen qualcosa di molto semplice ma particolarmente significativo: tutti i progetti finanziati dal recovery fund devono hanno un'etichetta, un bollino, una bandiera europea che specifichi chiaramente l'origine europea di questi fondi.
Questo per due ragioni ben precise: prima di tutto per far capire che, nonostante le narrazioni di comodo, l'Europa c’è e sta facendo la sua parte, in secondo luogo per impedire che qualche furbetto sovranista si intesti i buoni frutti dell'Unione europea che vorrebbero demolire”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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