L'Fbi si era occupata per due volte di Omar Mateen, il simpatizzante dell'Isis che ha fatto una strage in un locale gay di Orlando, ma in entrambi i casi aveva chiuso le indagini. In entrambi i casi erano venuti fuori i suoi legami con abienti terroristi. Eppure, nonostante la ex moglie e un collega lo descrivessero come "mentalmente instabile", era impiegato in una delle maggiori compagnie di sicurezza del mondo, la G4S. E, mentre si radicalizzava, lavora con le forze di sicurezza americane per i pattugliamenti di confine.
Le botte alla moglie
Una telefonata al 911 in cui ha giurato fedeltà all'Isis e al suo leader Abu Bakr al Baghdadi. Poi l'ingresso in un night club di Orlando frequentato dalla comunità gay per perpetrare la strage più grave della storia d'America provocata da armi da fuoco. L'intero Paese è sotto choc. Alla fine si contano almeno 50 morti e 53 persone ferite, di cui molte versano in gravi condizioni. A metterre a segno l'attacco è stato "un uomo violento e mentalmente instabile". Così lo descrive l'ex moglie, Sitora Yusufi, raccontando ai giornalisti che dopo appena quattro mesi di convivenza la sua famiglia l'ha dovuta letteralmente liberare dalle mani delò marito. I due si erano conosciuti tramite un sito di incontri online e si erano sposati nel 2009. "All'inizio - ha raccontato la Yusufi - era una persona normale che amava scherzare e divertirsi". Ma poco dopo le nozze, Mateen è diventato molto violento: "Non era una persona stabile. Mi picchiava. Tornava a casa e iniziava a picchiarmi perchè la lavatrice non era finita o per motivi analoghi". L'uomo l'ha tenuta praticamente "in ostaggio" e isolata dal resto del mondo fino a quando la sua famiglia è arrivata in Florida e l'ha "letteralmente liberata... dalle sue braccia". La Yusufi è tornata in New Jersey dove abitava, lasciando tutte le sue cose in casa del marito pur di fuggire. Da allora la donna non ha avuto più alcun contatto con Mateen. Il loro divorzio si è concluso nel 2011.
La radicalizzazione
Omar Mateen, nato a New York ed ex guardia giurata, viveva in una cittadina a quasi 200 chilometri dal luogo della mattanza, Fort Pierce. E in queste ore di febbrili le indagini dell'Fbi propendono a pensare all'attentato di un lupo solitario radicalizzatosi nell'islam più che all'atto di un folle che odia i gay. Il killer sarebbe stato due volte in Arabia Saudita per compiere l'haji (il pellegrinaggio alla Mecca). Nel regno wahhabita si era fermato dieci giorni la prima nel 2011 e otto giorni la seconda nel 2012. Solo nel 2013, però, è stato segnalato all'Fbi per la prima volta, dopo la denuncia di alcuni colleghi di lavoro. Ron Hopper, agente speciale del Federal Bureau of Investigation, ha riferito al Washington Post che Mateen fu interrogato due volte nel 2013 in seguito a "commenti incendiari con i colleghi" che potevano far pensare a legami con terroristi. L'inchiesta, ha spiegato Hopper, fu chiusa perché non fu possibile verificare i dettagli dei suoi commenti. L'anno seguente, l'Fbi verificò possibili legami fra Mateen e Moner Mohammad Abusalha, il primo cittadino americano a commettere un attentato suicida in Siria, che viveva come lui a Fort Pierce, in Florida. "Avevamo stabilito che il contatto era stato minimo e che al momento non rappresentava una relazione importante o una minaccia".
Altri sospetti dell'Fbi
Così anche se fu inserito in una lista di presunti simpatizzanti dell'isis, le indagini non proseguirono. Ora, però, il procuratore federale parla di "altre persone" legate alla sparatoria.
Ieri è stato fermato per un interrogatorio un predicatore, Marcus Dwayne Robertson, un ex marine con precedenti per rapina e leader di una gang criminale, che si sarebbe convertito all'islam su internet dopo essere uscito di prigione. A quanto pare, Mateen si era iscritto a un suo corso online.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.