Ad alcuni eminenti accademici stranieri della London School of Economics che hanno finora svolto un ruolo di consulenti per il governo britannico è stato notificato che d'ora in poi il loro contributo di analisi sulle questioni relative alla Brexit non è più richiesto, poiché non sono cittadini britannici. Lo scrive il Guardian, riferendo che la notizia è stata accolta con indignazione da molti esponenti della comunità accademica, mentre alcuni esperti si stanno già interrogando sulla validità legale di un provvedimento che viene visto come discriminatorio. Il provvedimento sarebbe dovuto ai timori del Foreign Office sui rischi che, dopo l'attivazione dell'Articolo 50 del Trattato di Lisbona e l'avvio ufficiale dei negoziati con Bruxelles, cittadini stranieri, pur nel loro ruolo di consulenti, possano avere accesso a informazioni riservate riguardanti le strategie seguite da Londra nei negoziati.
Il Foreign Office, scrive il Guardian, non ha voluto commentare la notizia. Per Steve Peers, docente di diritto della Ue alla University of Essex, anch'egli consulente del governo, non ci sarebbe alcun rischio legato alla sicurezza.
Dovrebbe essere "perfettamente possibile ottenere utili consigli da alcune delle persone più qualificate del Paese" senza che vengano rivelate informazioni riservate, afferma."Qualunque sia il motivo -dice Peers- questa cosa verrà vista come ostile, meschina e xenofoba".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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