Un divorzio lungo anni. Complicato, nella forma e nella sostanza. Sofferto, soprattutto sul piano economico e politico. I dettagli sono contenuti in 585 pagine della bozza d'intesa sulla Brexit, concordata tra i negoziatori di Regno Unito e Unione Europea. Che da mesi sono al centro di uno scontro che pone le parti, spesso, una contro l'altra.
Il caso dell'Irlanda del Nord
Tra i temi più complessi, quello politicamente più rilvante riguarda un confine. E non uno qualsiasi. Nella bozza, argomento spinoso è, infatti, il modo in cui evitare il ritorno a un "hard border", cioè una frontiera fisica tra Irlanda del Nord e Irlanda, per tutelare la pace. Dopo gli accordi di 20 anni fa, che avevano messo fine alla guerra civile tra cattolici e protestanti, non esiste, infatti, una demarcazione fisica fra le due parti dell'isola. Con Brexit quella diventerebbe la frontiera di terra tra il Regno Unito e l'Unione europea e non potrebbe più restare "aperta". Per evitare il ritorno di un "confine duro", che metterebbe a rischio i rapporti, è stato necessario mantenere tutto il Rergno Unito all'interno dell'unione doganale. Il "backstop", la clausola di salvaguardia, sarebbe una soluzione di ultima istanza per evitare il ripristino dei controlli al confine, nell'eventualità che non si sia trovato un accordo sulla gestione dopo il periodo di transizione. Le parti si danno tempo fino al 1° luglio 2020 per ratificare un'intesa che sostituisca il "backstop". La pratica consiste nel creare un "territorio doganale unico" che raggruppi Ue e Regno Unito, per "proteggere il mercato interno britannico" e garantire "l'accesso senza limitazioni" delle merci nordirlandesi sul mercato britannico. L'Irlanda del Nord rimarrà allineata a un numero limitato di regole del mercato unico. Terminato il periodo di transizione, Ue e Regno Unito potranno decidere, in maniera congiunta, dell'utilità di quel protocollo. Che potrebbe non essere più necessario.
I tempi e l'ultimo appello
Quasi due anni, 21 mesi, separano la data del divorzio, il 29 marzo 2019, a quella del termine dell'attuale bilancio pluriennale dell'Ue (2014-2020), il 31 dicembre 2020. Il periodo di transizione è prorogabile per una volta, per un tempo limitato e con un accordo congiunto.
L'addio di Londra alle istituzioni europee
Formalizzato l'atto, Londra non siederà più nelle istituzioni e nelle agenzie europee, ma la sua situazione resterà invariata per ciò che riguarda l'accesso al mercato unico, l'unione doganale e le politiche europee, "con i loro diritti e i loro obblighi". Il Regno Unito non parteciperà più alle decisioni dell'Unione e non potrà firmare accordi di libero scambio a proprio nome. Londra, inoltre, si sarebbe impegnata a pagare un "conto del divorzio" che ammonta a circa 40 miliardi di sterline, quasi 50 miliardi di euro, per assolvere gli obblighi già presi nei confronti del budget europeo e dei futuri progetti.
La sorte dei residenti
Michel Barnier, negoziatore europeo, avrebbe promesso ai "cittadini europei che si sono stabiliti nel Regno Unito, prima della fine del periodo di transizione, e quelli britannici in uno Stato membro dell'Unione di poter continuare a vivere la loro vita come prima nel loro Paese di residenza". Notizia che riguarda più di quattro milioni di cittadini, 3,2 dei quali europei nel Regno Unito e 1,2 di britannici nel continente.
Le conseguenze in caso di prolungamento
Londra avrebbe promesso di pagare i propri impegni previsti nel quadro del bilancio pluriennale in corso (2014-2020), che copre il periodo di transizione. Il testo, però, non fornisce cifre per la fattura, ma un metodo di calcolo. Il governo britannico stima la cifra tra 35 a 39 miliardi di sterline, pari a 40-45 miliardi di euro. In caso di prolungamento del periodo di transizione, con sovrapposizione al successivo bilancio 2012-2027, il Regno Unito sarebbe trattato come un Paese terzo nella partecipazione ai programmi europei.
La Corte di giustizia dell'Ue ed Euratom
L'accordo prevede che la Corte di giustizia dell'Ue mantenga la competenza fino alla fine del periodo di transizione. Inoltre, il progretto creerebbe, "come per ogni accordo internazionale", un panel di arbitri per risolvere i conflitti. In caso di disaccordo su questioni di interpretazione del diritto dell'Unione, la Corte resta competente.
La bozza di accordo prevede anche il ritiro del Regno Unito da Euratom, il trattato comunitario sull'energia nucleare. Unione europea e Regno Unito dovranno pubblicare una dichiarazione politica congiunta che delinei le basi del futuro partenariato tra le parti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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