Boris Johnson vuole le elezioni anticipate per mettere un sigillo sulla Brexit, mentre il leader dell'opposizione Jeremy Corbyn, davvero a sorpresa, ha cambiato idea nel corso di queste ore: far sì che i cittadini britannici si esprimano entro la fine novembre non rappresenta più un'utopia. L'esponente del Labour Party ha da poco fornito il suo assenso allo scenario elettorale. Attenzione però perché il vertice politico dei progressisti ha evitato d'indicare una data utile. Il che, in questa che è una corsa a tappe verso scadenze ostative e proroghe concesse dall'Unione europea, costituisce un fattore di possibile ritardo. Non c'è l'intenzione di fare troppi favori a Boris Jonson, dunque. Il primo ministro - com'è noto - non può contare su una vera e propria maggioranza parlamentare. Per questo motivo, i tentativi operati dell'ex sindaco di Londra presso la Camera dei Comuni (l'ultimo risale alla giornata di ieri) non sono andati a segno.
Oggi però Jeremy Corbyn è parso più accondiscendente, segnalando come "la condizione di escludere l'uscita senza accordo" sia "ormai rispettata". Il no deal è, in effetti, una storia passata. E per l'opposizione di centrosinistra, che è da sempre contraria alla hard Brexit, questo elemento concede spazi di serenità e di manovra politica. Stando a quanto riportato dalla Lapresse, Corbyn si è anche detto certo di poter incidere grazie alle elezioni anticipate, mettendo in piedi "la più ambiziosa e radicale campagna per un vero cambiamento che il Paese abbia mai visto".
Lo scontro, nonostante i recenti sondaggi diano Boris Johnson in testa, farebbe da spartiacque. La Brexit rischia di passare da una sorta di referendum mascherato: la situazione che emergerà dalle urne non potrà che essere decisiva. Ma bisogna attendere l'ufficialità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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